In cosa consiste il metodo Controlled Digital Lending alla base dei prestiti digitali contestati

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Nella vicenda Hachette vs Internet Archive, un punto essenziale della contestazione è rappresentato dalla modalità con cui avviene il prestito digitale dei libri delle case editrici parti in causa

Come si digitalizza una copia di un libro all’interno di una biblioteca? È possibile farlo? E questa copia così realizzata può essere accessibile al prestito? Sono le principali questioni che stanno a monte di una pratica estremamente diffusa all’interno delle biblioteche: con l’andare avanti del progresso tecnologico, infatti, si è individuata la necessità di rendere disponibili al prestito non soltanto delle copie cartacee dei volumi, ma anche delle copie digitali. Uno dei sistemi individuati dalle biblioteche (ma anche da progetti indipendenti che sono nati su internet) è quello del Controlled Digital Lending. Questa modalità di acquisizione di una copia digitale è anche un punto di ferma contestazione, da parte delle case editrici, nel processo che sta andando avanti (con le udienze proprio in questi giorni) contro Internet Archive.



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Come funziona il sistema del Controlled Digital Lending

Capita spesso che un libro all’interno del catalogo di una biblioteca non sia presente sul mercato con una copia digitale. Allora, i bibliotecari intervengono avviando l’iter per l’applicazione del Controlled Digital Lending: prendono materialmente la copia in questione, la scansionano, la rendono disponibile all’interno del loro catalogo. Sempre in questo catalogo, il record riferibile a quella copia nello specifico viene modificato per puntare al repository in cui risiede il prodotto digitale. Con questo espediente, diventa possibile “vincolare” la copia: quando questa sarà richiesta da un utente della biblioteca, nessun altro utente potrà richiedere in prestito la copia stessa nello stesso periodo di tempo. L’utente, quindi, dovrà aspettare che la consultazione della copia – ancorché digitale – sia terminata per poterne avere accesso. Infatti, dopo che il prestito della copia digitale sarà terminato, il software DRM rimuove l’accesso del precedente mutuatario e il libro torna disponibile, in catalogo, per il prestito a un altro utente.



I pro e i contro del Controlled Digital Lending

Questo sistema del Controlled Digital Lending si basa su una interpretazione delle varie normative sul copyright. Le biblioteche, infatti, acquistano una copia materiale (per cui hanno già espletato il pagamento dei diritti) e la mettono a disposizione in un altro formato. Quest’ultimo resta a disposizione nelle stesse modalità della copia fisica: una fruizione per volta. Il sistema del Controlled Digital Lending è stato utilizzato anche da Internet Archive per alcuni volumi che sono consultabili all’interno della sua Open Library.

Al di là della singola causa legale promossa da Hachette e da altre case editrici contro Internet Archive, tuttavia, sono molti gli operatori che ritengono che il Controlled Digital Lending sia una pratica scorretta: innanzitutto perché viene effettuata una copia non autorizzata del volume (necessaria alla sua digitalizzazione) e che la copia digitale, non essendo crittografata, potrebbe in qualche modo essere disponibile pubblicamente sul web, in violazione di qualsiasi copyright.



Chi sostiene questa linea di principio afferma che esistono dei servizi, come OverDrive, che mettono a disposizione – per il prestito all’interno delle biblioteche – migliaia di libri in catalogo le cui edizioni digitalizzate erano già state previste in sede di pubblicazione, con l’approvazione delle case editrici (la stessa cosa vale per l’Amazon Kindle Book Program). Tuttavia, allo stesso tempo, in questo modo verrebbero esclusi dalla digitalizzazione tutti quei libri per cui il processo non era stato previsto.

Va ribadito, in ogni caso, che la causa promossa da Hachette parte da una distorsione – dettata da un periodo di emergenza – dell’intera filiera del Controlled Digital Lending: il prestito, infatti, nel periodo della pandemia con le biblioteche chiuse e inaccessibili, era stato sbloccato anche per più utenti in contemporanea. E questo ha determinato la rivalsa da parte delle case editrici, che hanno avvertito una minaccia al copyright.