Se è troppo conveniente, con altissima probabilità si tratta di una truffa o di un marchio fake. Questo insegnamento deve essere sempre tatuato nella mente di chi si accinge a effettuare un acquisto attraverso una qualsiasi piattaforma di e-commerce. Perché il web è ricco di prodotti che “imitano” grandi brand, ovviamente con una qualità di gran lunga inferiore. Una volta accadeva in strada, all’interno dei grandi mercati all’aperto. Oggi – in realtà da anni – questo fenomeno è altamente diffuso in Internet, anche per via dell’ampia diffusione della rete e dell’accessibilità estesa. Dunque, la contraffazione online ha per anni portato un vuoto di ricavi per le aziende. Ed è qui che entrano in gioco le grandi piattaforme, come Amazon, che nel corso del tempo ha stipulato accordi con le istituzioni e provveduto a implementare i propri sistemi di controllo per segnalare e impedire la vendita (sul marketplace) di questi prodotti “falsi”.
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Ogni anno, infatti, il gigante dell’e-commerce pubblica un report in cui mostra i risultati dei suoi controlli. Solo 2022, per esempio, grazie a una serie di collaborazioni (anche con le forze dell’ordine), Amazon ha identificato più di 6 milioni di prodotti (segnalandoli e procedendo con lo smaltimento). Una mossa che ha prevenuto il raggiro di clienti, anticipandone la vendita (anche per quel che riguarda la catena di approvvigionamento. Ovviamente, questo dato è a livello globale e non relativo al nostro Paese.
Progressi che vanno di pari passo con un’altra serie di dati (come la diminuzione della creazione di account per vendite da parte dei malintenzionati, passati dai 6 milioni nel 2020 ai “soli” 800mila nel 2022) inseriti nell’ultimo report di Amazon, anche grazie all’utilizzo di nuove tecnologie in grado di consentire una verifica pressoché immediata delle identità e dei prodotti falsi inseriti all’interno del marketplace. E l’Italia collabora da anni con il gigante dell’e-commerce: dall’accordo per la tutela del Made in Italy agro-alimentare a partire dal 2021 (stipulato con il Ministero dell’Agricoltura).
Lo scorso anno, inoltre, Amazon ha avviato – in sinergia con il Viminale – il Progetto FATA (“From Awareness To Action“), proprio per contrastare (attraverso una collaborazione tra pubblico e privato) il fenomeno della contraffazione online. Punti di contatto che, dunque, hanno avuto effetti per evitare che prodotti falsi finissero all’attenzione degli utenti-acquirenti alimentando il mercato parallelo e illegale delle “imitazioni”. E il gigante dell’e-commerce ha spiegato di aver intensificato i controlli attraverso incontri in video-chat con i potenziali venditori, oltre a una rilevazione basata sul machine learning.
Inoltre, la protezione automatizzata è cresciuta grazie al Brand Registry, Amazon ha continuato a migliorare le tecnologie di protezione automatizzata che sfruttano le collaborazioni con i marchi iscritti al Brand Registry, un registro che permette a un marchio di tutelare i propri diritti e – quindi – difendere la propria immagine e i propri affari commerciali dalle imitazioni e dalle contraffazioni online. In questo settore, nel 2022, c’è da registrare un calo del 35% delle segnalazioni di violazioni.