Le aziende Big Tech dovranno sottoscrivere il codice anti-disinformazione dell’UE

Facebook, Twitter, Google, Microsoft e TikTok aderiranno al nuovo regime in blocco: quali sono le nuove linee guida

C’è una versione aggiornata del nuovo codice dell’Unione Europea per combattere la disinformazione che dovrà essere necessariamente approvata dagli operatori di Big Tech: Facebook, Twitter, Google, Microsoft e TikTok aderiranno al nuovo regime in blocco, perché – di fatto – hanno poca scelta in merito. L’obiettivo, per loro, è quello di offrire una maggiore trasparenza rispetto alle modalità con cui queste piattaforme, sui loro supporti, cercano di combattere la disinformazione diffusa da utenti (in carne e ossa o virtuali) proprio nel momento in cui vengono utilizzate le varie piattaforme.



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Codice anti-disinformazione UE, il codice a cui Big Tech deve attenersi

Il Financial Times ha avuto accesso a questo codice anti-disinformazione che l’Unione Europea sottoporrà alle grandi aziende tecnologiche. Queste ultime, in base al codice, dovranno rivelare come stanno rimuovendo, bloccando o frenando i contenuti dannosi nella pubblicità e nella promozione dei contenuti. Un aspetto fondamentale per limitare al massimo quello che si sta verificando soprattutto nell’ultimo periodo, tra la disinformazione diffusa durante la pandemia e quella – che vive su quella scia – generata in seguito alla guerra in Ucraina.



Rimozione della propaganda e l’individuazione di “indicatori di affidabilità” saranno punti fondamentali con cui le grandi aziende del digitale dovranno venire incontro alle istituzioni europee. Il fatto che queste ultime, infatti, cerchino di individuare degli elementi oggettivi per la verifica indipendente delle notizie (team, ricercatori, organi preposti) sarà sicuramente un elemento in cui Big Tech dovrà migliorare. Al momento, alcune piattaforme – come Facebook – si appoggiano già a team di fact-checkers indipendenti per la verifica delle notizie che circolano sul social network: ma questo espediente, tra l’altro organizzato per competenze territoriali, potrebbe bastare?

L’annuncio del Financial Times anticipa di qualche giorno la pubblicazione del codice anti-disinformazione che troverà l’adesione di tutte le piattaforme di Big Tech: la data limite dovrebbe essere quella di giovedì 16 giugno. A quell’altezza cronologica si comprenderà anche come le grandi piattaforme del digitale dovranno comportarsi per fornire dati sulla disinformazione non soltanto in maniera aggregata, ma anche distinti Paese per Paese.



Una situazione che, ad esempio, ha avuto nell’Italia un caso particolarmente calzante, soprattutto per ciò che riguarda l’attualità e la disinformazione sulla guerra in Ucraina, veicolata da account e bot-filorussi. Stando a quanto osservato dagli operatori internazionali, l’Italia è stata tra i Paesi europei più colpiti da questo tipo di disinformazione, molto più – ad esempio – che Francia e Spagna. Il dato territoriale sulla disinformazione via social network potrebbe sicuramente aiutare analisi di questo genere. E individuare, eventualmente, il modo migliore con cui intervenire.

A quanto pare, infine, il nuovo codice di condotta letto dal Financial Times indicherà altri valori:

«Le aziende tecnologiche dovranno fornire altri dati dettagliati come il numero di bot rimossi, i sistemi di intelligenza artificiale implementati per eliminare le notizie false e il numero di moderatori di contenuti distribuiti per Paese. Le piattaforme dovranno anche impostare strumenti per “identificare e segnalare la disinformazione diffusa” attraverso i loro servizi e individuare un sistema di segnalazione all’interno dei loro sistemi che possa lanciare allarmi su possibili fake news individuate dagli utenti delle piattaforme stesse».