«Il web è la nuova stanza della nostra vita e dobbiamo arredarla»

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Abbiamo intervistato Rosy Russo, Presidente di Parole O_Stili in occasione del quarto compleanno del Manifesto del progetto

Per raccontare la storia di Parole O_Stili e di tutto il lavoro alle spalle di questo necessario progetto vogliamo partire dalle parole della Presidente Rosy Russo: «Il web è la nuova stanza della nostra vita e dobbiamo arredarla». È quel luogo non fisico che diventa fisico, dove il virtuale si unisce al reale. Perché la rete è quel posto in cui, ormai, quasi tutti trascorrono la maggior parte della propria giornata: per lavoro, per l’istruzione e per lo svago. Minuti che diventano ore e che, inevitabilmente, hanno cambiato il nostro approccio nei confronti dell’ecosistema internet. Tutto ciò è rappresenta il bello e il brutto: alle infinite potenzialità del web, infatti, corrispondono anche alcune deviazioni e derive. Per questo il progetto, nato esattamente quattro anni fa, per la cittadinanza digitale da insegnare nelle scuole, è di stretta attualità. Lo confermano i fatti. Lo confermano i numeri.



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«Il nostro manifesto della comunicazione è stato lanciato esattamente quattro anni fa e, nel corso del tempo, tantissime persone e personalità (anche politiche, ndr) hanno posto la propria firma – ha detto Rosy Russo, Presidente di Parole O_Stili a Giornalettismo -. Il dato più eclatante e rappresentativo è quello degli insegnanti che hanno aderito al nostro progetto». Si parla, infatti, di 150mila docenti (dalle scuole elementari alle superiori) che, da oggi, hanno a disposizione anche una piattaforma ad hoc per caricare i progetti realizzati con i propri studenti negli ultimi quattro anni. In occasione del quarto compleanno del manifesto della comunicazione non ostile è stata lanciata la piattaforma aperta #AncheIoInsegno. E oggi si inizia con alcuni eventi in diretta per una vera e propria festa diffusa. Poi, un evento live – il prossimo 24 febbraio alle 10 – sul canale YouTube di Parole O_Stili con la presenza di migliaia di studenti.



Cittadinanza digitale a scuola: insegnare ad adulti e bambini

E anche le istituzioni sembrano fare la loro parte. E non solo dopo la dichiarazione al Senato del nuovo Presidente del Consiglio Mario Draghi, ma con un rapporto che si è protratto nel tempo. Il protocollo in vigore con il Ministero dell’Istruzione, è stata una delle tessere del mosaico che, oggi, consente di poter usufruire della piattaforma Anche Io Insegno. E, ancora prima, anche i rapporti con il Ministero dell’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale hanno reso possibile la diffusione del manifesto. Rosy Russo, infatti, fa parte della task force contro l’odio online.

E proprio l’odio e l’hate speech sono i due fenomeni di partenza che il manifesto della comunicazione non ostile vuole combattere con le armi dell’educazione. Non è una guerra, ma una ricerca di consapevolezza nei fruitori della rete, perché quel che è virtuale diventa inevitabilmente reale. «La rete è la nuova stanza della nostra vita e dobbiamo arredarla – ha sottolineato Rosy Russo a GTT -. E dalla finestra di quella stanza i nostri giovani si possono affacciare. Gli adulti hanno un ruolo fondamentale nel corretto e consapevole utilizzo del web da parte dei ragazzi: devono saperli accompagnare». Per l’obiettivo finale non deve essere quello di demonizzare la rete, ma di rendere l’ecosistema internet (in tutte le sue declinazioni, quindi non solo social) conosciuto in tutte le sue sfaccettature.



Cittadinanza digitale a scuola, il ruolo dei docenti

Per questo motivo, un ruolo fondamentale lo hanno gli insegnanti che – quotidianamente – sono in contatto con i giovani: «Con loro, attraverso il nostro manifesto, abbiamo avviato una collaborazione da anni – prosegue Rosy Russo -. A oggi siamo arrivati a oltre 150mila docenti che hanno aderito e portato in classe il nostro progetto di cittadinanza digitale. Si parla di tutti quei fenomeni che avvengono in rete, come cyberbullismo, revenge porn e challenge». E poi ci sono i ragazzi, coloro i quali sanno – più degli adulti – cosa accade in rete: «Vado spesso nella aule, dalle prime classi delle scuole elementari fino agli ultimi anni di licei e superiori. E lì trovo sempre grande coinvolgimento da parte dei ragazzi che, in alcune occasioni, hanno anche rivelato di esser stati vittime di alcune delle derive social come bullismo e adescamenti». E la cittadinanza digitale a scuole deve servire proprio a sviluppare una conoscenza approfondita di quel che accade nel mondo virtuale.

Ultimi, ma non ultimi: i genitori. A volte sono proprio loro che non conoscono a fondo l’ecosistema internet e di questo non parlano con i propri figli. E, a differenza dei ragazzi – raggiungibili durante l’orario scolastico e anche attraverso le ore di educazione civica, tornata nelle scuole (con tutte le difficoltà del caso legate alla pandemia) da settembre – è molto più complesso coinvolgere gli adulti. «Stiamo lavorando anche con le aziende affinché sia data importanza ai momenti che i genitori dedicano ai figli». Perché se alcuni, i più attenti, notano eventuali effetti dannosi del web sul proprio figlio o figlia, altri non conoscono i meccanismi e rischiano di sottovalutare gli eventuali problemi.

I dati sull’odio in rete

Insomma, la cittadinanza digitale a scuola è un punto di partenza fondamentale. Poi, però, serve anche altro e il ruolo degli adulti è fondamentale. E il fatto che la bellezza delle rete sia costellata anche di deviazioni è evidenziato anche dai sondaggi SWG per Parole O_Stili.

La pandemia, dunque, sembra aver influito anche sul grande (purtroppo) ritorno dell’odio in rete. Il tutto acuito dal maggior tempo trascorso in rete: tra didattica a distanza e smart-working. Per questo la cittadinanza digitale a scuola è un primo passo da compiere. Necessariamente. Perché il futuro è la rete e bisogna saperla usare. E bisogna sapersi difendere dalla sue deviazioni.

(foto di copertina: da Parole O_Stili)