Nel tentativo di rispondere alle contestazioni mosse dal Garante Privacy italiano, OpenAI ha annunciato alcune modifiche al sistema di “addestramento” e “allenamento” dell’intelligenza artificiale utilizzata per lo sviluppo continuo del suo prodotto più conosciuto. Secondo i piani dell’azienda americana, la possibilità concessa all’utente (solo ora) di poter decidere se mantenere attiva la funzione della cronologia delle sue conversazioni online con il chatbot risponde a uno dei punti critici secondo l’Autorità nostrana. Si parla, dunque, di consenso. Anzi, di diritto all’opt out. Ma come funziona questo sistema? Innanzitutto ha un nome: la chat history di ChatGPT.
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Con la novità inserita da OpenAI su ChatGPT, l’utente potrà – come estrema sintesi del concetto – navigare e dialogare con il chatbot in “modalità incognito”. Questo vuol dire che il sistema non terrà traccia delle conversazioni (che, dunque, non saranno allocate in memoria e, dunque, non potranno fornire un contributo all’allenamento dell’AI) e delle varie chat che l’utente ha avviato. Scegliendo l’opzione di disabilitare la chat history – come spiegato dall’azienda americana sul suo blog -, i dati dell’utente saranno più protetti (e si potranno evitare episodi come il data breach, avvenuto proprio nelle conversazioni, dello scorso 20 marzo).
Dunque, la prima modifica di OpenAI riguarda proprio la possibilità di scelta sulla chat history ChatGPT. Ma come di cosa stiamo parlando? Innanzitutto si tratta di un modello che tiene traccia delle conversazioni precedente intercorse tra l’utente e il chatbot conversazionale. Il suo utilizzo è fondamentale per “addestrare” e “allenare” l’intelligenza artificiale (per mantenere, per esempio, informazioni di contesto e fornire risposte maggiormente pertinenti e coerenti). Fino a qualche giorno fa, gli utenti non potevano gestire questa opzione e tutte le conversazioni venivano utilizzate per permettere all’AI di svilupparsi in modo più approfondito. Ed è qui che subentrava la problematica sulla protezione dei dati personali. Disabilitando questa funzione, ora, potremmo equiparare ChatGPT a una sorta di motore di ricerca conversazionale che non tiene traccia (quindi senza cookie o tracking) delle nostre “abitudini di navigazione”. Ma, come spiegato sempre da OpenAI – anche se l’utente non avrà più la barra laterale per vedere la propria cronologia – quelle conversazioni rimarranno conservate per 30 giorni (ma non a disposizione dell’utente) per eventuali verifiche di abusi.
Fatta questa doverosa premessa, spieghiamo come funziona la chat history ChatGPT e cosa accade ogni volta che conversiamo con il chatbot. Lo faremo per punti, in modo da conoscere sinteticamente tutte le funzioni e il loro utilizzo da parte di OpenAI:
Dunque, il principio della chat history su ChatGPT è alla base del funzionamento del chatbot conversazionale creato da OpenAI. Il nuovo strumento messo a disposizione degli utenti, che possono disabilitare questa cronologia, modificherà le potenzialità dell’intelligenza artificiale che non potrà più compiere questi cinque passaggi.
Dopo aver spiegato le funzionalità della chat history ChatGPT, occorre ricordare che gli utenti possono effettuare il download delle conversazioni intercorse con il chatbot. Ovvero, esportare la nostra cronologia. OpenAI ha pubblicato una breve guida per spiegare ciò che deve esser fatto.
Una volta concluso questo percorso, tutte le chat aperte – quelle che compaiono nella barra laterale – saranno esportate.
Queste “regole” valgono sia per chi utilizza ChatGPT nella versione gratuita, sia per chi ha sottoscritto un abbonamento “plus”. In attesa di capire se lo stesso varrà anche per chi sottoscriverà un piano Business, quando sarà messo a disposizione degli utenti.