«Charlie Hebdo, la vignetta su Maometto simbolo di libertà e democrazia»

Il direttore di Charlie Hebdo ha definito un simbolo della libertà di espressione la vignetta di Maometto pubblicata come copertina dell’edizione della rivista dopo l’attentato subito. Gerard Biard, che non è stato ucciso dai fratelli Kouachi perché si trovava in viaggio lo scorso 7 gennaio, ha criticato i numerosi media occidentali che hanno preferito non pubblicare un’immagine reputata offensiva da decine di milioni di musulmani, come mostrano anche le proteste verificatesi in questi giorni che hanno provocato diversi morti.

CHARLIE HEBDO E LA CARICATURA DI MAOMETTO – Il direttore di Charlie Hebdo, Gerard Biard, ha concesso un’intervista a “Meet the Press”, la più importante trasmissione di approfondimento politico della TV americana, difendendo la copertina con una nuova caricatura di Maometto. «Ogni volta che disegniamo una vignetta di Maometto, una caricatura di un profeta o di Dio, noi difendiamo la libertà di espressione.La vignetta su Maometto non è una semplice figura, un piccolo Maometto, che viene disegnato da un artista. È un simbolo della libertà di espressione, così come un simbolo di democrazia e laicità. È un simbolo che viene negato da chi non l’ha pubblicata». Il direttore di Charlie Hebdo ha criticato duramente i numerosi media occidentali, tra cui anche la stessa Nbc che l’ha intervistato, che hanno preferito non pubblicare la nuova vignetta su Maometto. Biard ha sottolineato come una simile scelta sarebbe stata comprensibile nei paesi totalitari e dittatoriali alla luce della possibile repressione, ma i media nelle democrazie devono agire diversamente.

CHARLIE HEBDO E L’ATTENTATO – La posizione sulla vignetta di Maometto espressa dal direttore di Charlie Hebdo non è però condivisa dai francesi. Secondo un recente sondaggio metà dei transalpini è contrario alla nuova caricatura del profeta più importante della religione musulmana.

Gerard Biard è diventato il nuovo direttore di Charlie Hebdo dopo la strage commessa dai fratelli Kouachi, jihadisti affiliati probabilmente ad al-Qaida, mercoledì 7 gennaio. Quel giorno Biard era in viaggio, e ha evitato l’uccisione toccata al direttore Charb così come ad altri disegnatori e collaboratori del settimanale. Nonostante la strage Charlie Hebdo è stato pubblicato la settimana successiva, con un clamoroso successo editoriale. Inizialmente avrebbero dovuto essere stampate un milione di copie, diventate poi sette alla luce dell’esaurimento immediato delle copie nei tanti Paesi dove è stato diffuso il settimanale. Il direttore ha rimarcato come la rivista non si consideri atea come ritenuta da molti, ma come attacchi la religione quando si mischi alla politica. «Se Dio si intreccia alla politica, allora la democrazia è in pericolo. Essere un credente è una scelta personale che non deve riguardare nessun altro. Noi lo rispettiamo, nello stesso modo in cui rispettiamo la vita privata di una persona fino a quando questa non interferisce con la sfera pubblica».

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CHARLIE HEBDO E  FRANÇOIS HOLLANDE – Il direttore di Charlie Hebdo ha sottolineato come i sopravvissuti alla strage siano cercando individualmente di comprendere perché siano sopravvissuti. «È molto difficile elaborarlo nella propria mente perché si sente un enorme senso di sollievo mischiato con un senso di colpa per la morte degli altri».

La strage di Charlie Hebdo e gli altri attentati di Parigi stanno trasformando la politica francese, ridando forza e popolarità alla finora disastrosa presidenza di François Hollande. L’equilibrio, la serenità e la risposta ferma mostrata dal leader socialista in reazione al più grave attentato terroristico del dopoguerra subito dai transalpini hanno provocato un enorme rimbalzo demoscopico. Secondo Ifop, il più autorevole istituto di sondaggi francese, il 40% dei cittadini ora approva l’operato di François Hollande, una crescita di 21 punti percentuali rispetto all’ultimo, pessimo, dato rilevato prima della strage di Charlie Hebdo. Valori confermati anche da altri sondaggi, che mostrano un incremento significativo dell’apprezzamento del presidente socialista, finora il più impopolare nella storia della V Repubblica.

Photo credit: JUSTIN TALLIS/AFP/Getty Images

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