In Cina alcuni cittadini hanno trovato delle strategie per aggirare la censura sui social

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In questi giorni in Cina molte persone hanno manifestato contro la strategia "zero Covid" e contro il governo. La Cina impone dure restrizioni sull'accesso ai siti Web e ai social network e censura molti dei contenuti che vengono diffusi, ma alcuni cittadini hanno trovato dei modi per aggirare questa censura

In questi giorni in Cina molte persone hanno manifestato contro la strategia “zero Covid” adottata dal governo con lo scopo di eliminare ogni possibilità di contagio e che prevede anche dei lockdown con regole molto restrittive. A Shanghai nei giorni scorsi i manifestanti hanno esposto dei fogli bianchi in segno di protesta contro la censura e intonato degli slogan contro il governo e in particolare contro il presidente Xi Jinping, altre manifestazioni ci sono state anche nelle università di alcune città cinesi. La polizia è intervenuta contro i manifestanti a Shanghai, dove un giornalista della BBC, Edward Lawrence, è stato anche picchiato e arrestato mentre documentava le proteste e più in generale quello che sta accadendo in città. Per esempio, Lawrance ha pubblicato un video su Twitter in cui si vede la polizia che costringe alcuni cittadini a cancellare dai loro telefoni le foto scattate durante le manifestazioni. Quello della censura in effetti è un problema che rischia di impedire ai cittadini cinesi di accordarsi sui luoghi e sulle modalità per manifestare e alle persone che non vivono in Cina di informarsi su quanto sta accadendo. Ma i cittadini cinesi hanno trovato dei modi per aggirare alcune restrizioni.



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Come si riesce ad aggirare la censura in Cina?

Secondo la BBC, esiste un elenco di parole che fanno riferimento alle proteste, come i nomi delle principali città cinesi interessate dalle manifestazioni, che viene censurato sia sulle piattaforme nazionali, come il social network cinese Weibo, sia su quelle straniere. Nei giorni scorsi infatti, alcuni account hanno iniziato a pubblicare su Twitter una quantità notevole di contenuti che rimandavano a siti porno o di incontri e menzionando in questi post i nomi delle città cinesi dove si stavano svolgendo le proteste riuscivano di fatto a oscurare le notizie su quanto accade in Cina. In Cina la maggior parte dei social network più conosciuti e utilizzati a livello globale, come Facebook, Twitter, Instagram e TikTok sono bloccati. In molti riescono comunque a postare contenuti su queste piattaforme utilizzando le VPN: in questo modo, alcuni contenuti riescono a diffondersi su larga scala soprattutto fuori dal Paese.



Il governo cinese controlla Internet attraverso una complessa operazione di censura che blocca non solo l’accesso ai principali social network ma anche a siti Web e fonti di informazione, come testate giornalistiche straniere, che sono considerate potenzialmente dannose per il governo. Anche i video o le immagini relative alle proteste vengono quindi cancellate immediatamente di solito. Far fronte a un movimento di protesta così ampio e che si svolge nelle città è molto complesso, spiega il New York Times, inoltre ci sono nuovi termini e frasi entrate nel dibattito solo di recente da censurare, il che potrebbe rallentare il lavoro di chi si occupa di censurare i contenuti che vengono diffusi sui social network cinesi. Su Weibo, per esempio, anche le immagini di persone che tengono in mano i fogli di carta bianchi diventati simbolo delle proteste sono stati censurati, così come i termini di ricerca “A4” o altri termini riferiti ai fogli di carta. In molti, per aggirare questa censura, hanno iniziato a parlare di fogli di carta “A3” e non “A4”.

Le immagini delle proteste hanno cominciato a diffondersi anche su WeChat, un servizio di comunicazione attraverso messaggi di testo e vocali il cui utilizzo è consentito e che viene utilizzata da oltre 1 miliardo di persone., dice un testimone ascoltato da MarketWatch, Wang. «Ho iniziato a salvare video e fare screenshot di ciò che potevo prima che venisse censurato e li ho condivisi consapevole del fatto che sarebbero stati censurati», ha detto Wang.



La maggior parte della censura dei contenuti non viene eseguita dallo stato, ha affermato l’analista politico Chauncey Jung a MarketWatch, ma viene affidata alle operazioni di moderazione dei contenuti sulle piattaforme stesse di social media private, che utilizzano a questo scopo sia il personale che si occupa di moderazione dei contenuti che i software di intelligenza artificiale. Proprio facendo leva sulla dimensione delle proteste, sul numero limitato del personale addetto alla moderazione dei contenuti e sul funzionamento di alcuni software di intelligenza artificiale per trovare alcuni modi per aggirare la censura e fare in modo che le immagini e video non vengano rimossi. Come scrive il NYT, in molti hanno diffuso registrazioni di video riprodotti su altri dispositivi oppure hanno applicato dei filtri, come la sfocatura, alle immagini e ai video.