Il Cbd illegale per «favorire le grandi aziende farmaceutiche a scapito delle piccole-medie imprese»

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Dal 30 ottobre l'olio di cannabidiolo figurerà tra le sostanze stupefacenti in Italia con ripercussioni nel mercato della marijuana legale

A partire dal prossimo 30 ottobre l’olio di cannabidiolo – Cbd – sarà a tutti gli effetti una sostanza stupefacente. A stabilirlo è stato il ministro della Salute Roberto Speranza, che ha inserito la cannabis light nella lista di sostanza considerate stupefacenti. Il mercato che ruota attorno a questo settore – che vale 150 milioni – non potrà più esistere legalmente e la vendita della sostanza verrà considerata illegale. Abbiamo intervistato il titolare di Just MaryMatteo Moretti, chiedendo l’opinione di un esperto di settore per chiare cosa accadrà adesso nel mercato della marijuana  legale.



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Cosa succede adesso nel panorama della vendita legale di marijuana?

È possibile stimare il danno economico dei produttori e rivenditori di cannabis light in seguito alla scelta del ministero della Salute di inserirlo nell’elenco delle sostanze stupefacenti?



La scelta del ministero avrà certamente delle ripercussioni sul mercato della cannabis light in Italia, stimarne l’ordine di grandezza diventa complesso considerando la situazione legislativa tuttora frammentata.
Si stima il mercato italiano raccolga circa 15.000 operatori – tra professionisti e aziende – di cui l’80% risulta esser sotto i 30 anni, per un giro d’affari intorno ai 200 milioni di € per l’anno 2019. La scelta di catalogare le composizioni orali di Cannabidiolo come farmaco è un duro colpo per questa filiera, essendo l’olio al CBD un prodotto che coinvolge l’intera filiera e che ha permesso anche ai consumatori più restii di avvicinarsi a questa pianta, capirne sulla propria pelle i benefici e diventarne spontaneamente promotori. Inoltre, l’imposizione del’auto-certificazione obbligatoria per i rivenditori di sigarette elettroniche comporterà un diminuzione del commercio offline di prodotti derivati di canapa oltre a scatenare ulteriore malcontento nei confronti dell’operato dei nostri rappresentanti politici.

Ti sei fatto un’idea sulle ragioni che hanno portato il ministero a prendere una decisione di questo tipo?



Certamente, nonostante essa rimanga solo un’opinione personale. Penso che il Ministero si stia comportando in questo modo per dare una parvenza di regolamentazione ad un settore che si è dimostrato altamente remunerante oltre ad esser generalmente in forte crescita durante uno dei periodi più bui a livello nazionale ed internazionale. Ne risulta quindi fuorviante la scelta di limitare il commercio e l’utilizzo di questi prodotti al settore medico, è proprio questa una delle ragioni che crea confusione e malcontento tra gli operatori professionali all’interno di questa filiera. Questa scelta ha come implicazione diretta la possibilità per le aziende farmaceutiche di entrare nel mercato italiano del CBD limitando le aziende locali che nel migliore dei casi avranno la possibilità di lavorare solo per quest’ultime.
Risulta davvero poco chiaro perché il Ministero abbia deciso di favorire le grandi aziende farmaceutiche a scapito delle piccole medie imprese Italiane che pagano le tasse, assumono manovalanza ed investono i loro ricavati in Italia.

Fratoianni ha definito «irragionevole» questa scelta

Quali sono i prodotti più venduti di cui dovrete fare a meno dopo questa decisione?

Dopo la scelta del Ministero sarà mandatario rimuovere – e cito testualmente – “composizioni per somministrazione ad uso orale di Cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”. Ne consegue che tutti gli oli a base di CBD, e le composizioni orali saranno rimossi da qualsiasi canale di vendita favorendo le aziende farmaceutiche che commerceranno questo prodotto in Europa.

Alcuni esponenti politici, come Fratoianni, definiscono la scelta “irragionevole”: cosa chiedono i produttori e i rivenditori di cannabis light alle istituzioni?

I produttori e rivenditori vorrebbero poter lavorare con CHIAREZZA. Questa è la base sulla quale costruire un’ industria con il potenziale di rilanciare un’economia. Il turnover generazionale, la maggiore consapevolezza apportata da Internet e la libertà di informazione sono le principali armi a favore dei giovani imprenditori che popolano questa industria. Sono d’accordo con il deputato Fratoianni, la sottocultura proibizionista in Italia è ben radicata ed è spesso guidata da disinformazione e abitudini, ben consolidate ma poco veritiere. Questo è un po’ quello che vorrebbero gli operatori di questo mercato, un’oggettiva valutazione della filiera ed una regolamentazione che supporti un po’ di più i giovani imprenditori green ed un po’ meno le lobby farmaceutiche multinazionali