Caterina Simonsen e la solidarietà dell’Aifa

30/12/2013 di Redazione

Nonostante gli insulti e le minacce di morte dei “nazi-animalisti“, così come ha definito chi l’ha attaccata in modo pesante soltanto perché ha difeso la sperimentazione animale. Caterina Simonsen, la 25enne studentessa di veterinaria affetta da quattro malattie rare, è diventata un simbolo per tutti quelli che soffrono per disturbi incurabili.  Ora in sua difesa arriva anche l’Aifa, (Agenzia  italiana del farmaco), che in un comunicato esprime la sua solidarietà alla ragazza.

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) esprime la sua solidarietà e affettuosa vicinanza a Caterina Simonsen, studentessa di Veterinaria all’Università di Bologna colpita da 4 malattie genetiche rare,  divenuta il bersaglio di estremisti animalisti che su Facebook le hanno augurato di essere morta per aver difeso la sperimentazione pre-clinica che ha consentito di sviluppare le terapie grazie a cui lei, e tutte le altre persone al mondo in terapia farmacologica, si curano giornalmente.

IL TALIDOMIDE – L’Aifa ricorda inoltre come il Talidomide, farmaco venduto negli anni 50 e 60 come sedativo, anti nausea e ipnotico abbia causato grandi danni, che poi non sono stati ripetuti principalmente grazie alla sperimentazione animale.

L’Agenzia ricorda che dopo il disastro provocato dalla Talidomide, che abbiamo il dovere di tenere vivo nelle nostre memorie, molte altre tragedie sono state evitate proprio perché ogni nuova molecola prima di arrivare sull’uomo (bambini compresi), deve sottostare a dei rigorosi test di sicurezza che coinvolgono alcune specie animali, sempre in condizioni rigidamente controllate e solo quando questo è strettamente necessario

LA PROPOSTA – Inoltre l’Aifa propone di instaurare un tavolo di discussione con tutta la filiera farmaceutica italiana, il tutto sotto la lente d’ingrandimento del Ministero della salute per cercare di valutare la possibilità di apporre sulle confezioni dei farmaci la dicitura: “questo medicinale è stato testato sugli animali secondo le norme vigenti”, in modo che chi si cura lo possa fare in modo consapevole.

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