La ritirata: «Casapound lascia la politica, non sarà più partito»

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In questi giorni, il movimento della tartaruga aveva ricevuto attacchi incrociati

L’annuncio è di quelli sorprendenti, proprio nel bel mezzo di una battaglia che Anpi, Insieme in Rete e anche il sindaco di Roma Virginia Raggi stavano facendo nei confronti di Casapound. Da un lato la denuncia dell’associazione dei partigiani, dall’altra la raccolta firme per lo sgombero immediato dell’immobile di via Napoleone III a Roma, dall’altra ancora la prospettiva di togliere la scritta identitaria dallo stesso edificio. Oggi, il movimento della tartaruga lascia trapelare un annuncio inaspettato: «Lasciamo la politica».



Gianluca Iannone dice che Casapound lascerà la politica

La notizia non arriva da una fonte qualsiasi. Sul Giornale diretto da Alessandro Sallusti, infatti, a scriverla è Chiara Giannini, l’autrice della biografia di Matteo Salvini per Altaforte, casa editrice vicina proprio a Casapound. Riporta le parole del presidente del movimento, Gianluca Iannone. È stato lui a ispirare l’addio alla politica: «In seguito alle esperienze delle ultime europee – dice Iannone – e al termine di una lunga riflessione sul percorso del movimento dalla sua fondazione a oggi, Casapound Italia ha deciso di mettere fine alla sua esperienza elettorale e partitica. Rilanceremo tuttavia l’attività culturale, sociale, artistica e sportiva del movimento. Si tratta della nostra identità specifica e originaria».

Dunque, la sintesi è questa. Al momento, Casapound non ha intenzione di abbandonare le sue forme espressive e – almeno in questa fase – l’immobile di via Napoleone III a Roma. Lascia soltanto il suo simbolo e la sua struttura politica, che non saranno più – pare – utilizzati nelle tornate elettorali. Vero è che alle elezioni europee Casapound aveva ottenuto lo 0,3%, ma in molti comuni – nel corso delle amministrative – aveva ottenuto risultati discreti e anche qualche rappresentante in consiglio comunale.



Gli amministratori locali e il loro futuro ruolo

Notevole, poi, l’esperienza a Ostia nell’elezione del Municipio X, dove Casapound ottenne un risultato storico, con Luca Marsella che aveva superato il 9% dei consensi in un’area di Roma particolarmente carica di problemi. Casapound, al momento, non verrà sciolta e – secondo Gianluca Iannone – gli eletti nelle istituzioni e le 140 sedi rappresentanti politici del movimento saranno «avamposti politici» attraverso cui portare avanti la battaglia per il sovranismo.

Ora, occorrerà assistere alle esternazioni di esponenti diversi. Bisognerà capire se i leader più prettamente politici, come Simone Di Stefano – ad esempio – accetteranno la decisione di Gianluca Iannone. Mentre dai partiti sovranisti, qualcuno già strizza l’occhio ai vecchi militanti di Casapound per coinvolgerli in esperienze non solo più culturali, ma politiche. Un vero e proprio terremoto.



FOTO: ANSA/ALESSANDRO DI MEO