Simone Di Stefano: «Colpiscono noi di Casapound per fermare Salvini»
24/10/2018 di Enzo Boldi
Più che la difesa di una «tartaruga» sembra esser quella di un pulcino. Quello piccolo e nero di nome Calimero, da sempre emblema del vittimismo. E così Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound, parla delle polemiche scatenate dopo il mancato sgombero dell’immobile che ospita la loro sede di via Napoleone III 8, nella zona romana dell’Esquilino, occupato dal 2003. Il movimento neo fascista si sente braccato e nel mirino perché – secondo il proprio rappresentante – colpiscono loro per fermare Matteo Salvini.
In un’intervista rilasciata al Messaggero, Simone Di Stefano ha spiegato che – dati i precedenti legami tra il leader della Lega e alcuni esponenti di Casapound, con una stima mai nascosta – si sia trattato di una manovra per bloccare la spinta portata avanti dal Ministro dell’Interno. «Colpiscono noi per cercare di fermare Salvini – ha spiegato il vicepresidente di Casapound -, ma lui se ne fregherà: ha già rovesciato l’Europa, andrà dritto anche in questa vicenda orchestrata dalla stampa e dalla Corte dei Conti».
Di Stefano: «Noi colpiti per fermare Salvini»
Il tutto parlando di un’ispezione (o sopralluogo) – coordinati e preventivati – di un palazzo occupato dal 2003, per cui lo stesso movimento neo fascista ieri ha negato qualsiasi tipo di minaccia, ma un accordo amichevole per colpa dei giornalisti che avrebbero provocato tensione durante la visita della Guardia di Finanza. Lo stesso Di Stefano ha poi proseguito nella sua difesa del leader della Lega: «Salvini farà quello che crede, anche se non capisco perché si debba iniziare proprio da noi. Forse perché, appunto, siamo un modo per punire il Ministro dell’Interno che sta dando fastidio a molti, ma non lo fermeranno».
Il doppio contatto pubblico tra Salvini e Casapound
Come racconta il Messaggero, il rapporto di stima reciproca tra il leader della Lega e il movimento (e gli esponenti) di Casapound è stato evidenziato pubblicamente in un paio di occasioni. La prima allo Stadio Olimpico di Roma in occasione della finale di Coppa Italia tra Milan e Juventus: in quell’occasione Salvini indossava un giacchetto della Pivert, brand vicino alle «tartarughe». La seconda risale a qualche anno fa, quando una selfie mostrava il numero uno della Lega a cena con i vertici di Casapound.
(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)