Perché in Italia è impossibile inserire il tragitto casa-lavoro nell’orario dei dipendenti come in Svizzera

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Ecco perché in Italia non è possibile vedersi riconosciuto il tragitto casa-lavoro parte della giornata lavorativa come accade in Svizzera

Anno nuovo, vita nuova. Una vita sicuramente più semplice per i dipendenti pubblici svizzeri, cui è stato riconosciuta dall’inizio di gennaio la possibilità di far valere come parte dell’orario lavorativo anche il tragitto casa-lavoro. Ma solo se effettuato con i mezzi pubblici. Toccherà al capoufficio permettere di sfruttare o meno il beneficio, a seconda dei casi. Il risultato è stato ottenuto grazie alle pressanti richieste dei quattro principali sindacati.



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In Svizzera il tempo passato sui mezzi pubblici entra a far parte dell’orario lavorativo

Sono 38mila i funzionari pubblici che potrebbero ottenere questa agevolazione nell’ottica di una flessibilizzazione del lavoro che, secondo il responsabile delle risorse umane degli uffici pubblici elvetici Anand Jagtap, è sempre più necessaria. Non è difficile capire questa affermazione e la conseguente scelta se si pensa che, in Svizzera, la tendenza a flessibilizzare l’orario lavorativo parte dal privato. In media i cittadini impiegano 62 minuti al giorno nel tragitto casa-lavoro e viceversa. L’idea sarebbe quella di impiegare questo tempo sbrigando – quando possibile – parte del lavoro che si farebbe in ufficio.



Perché con i trasporti pubblici italiani sarebbe impossibile?

Se la Svizzera è disposta a dare la fiducia massima ai propri dipendenti, lo stesso non si può dire dell’Italia. Nel nostro paese, dove il concetto di smart working arranca e dove spesso il lavoro da casa viene percepito come da meno rispetto a quello in sede, non potremmo essere più lontani da una possibilità del genere. Oltre a questa forma mentis nostrana c’è anche da considerare che il trasporto pubblico italiano di sicuro non spicca per velocità ed efficienza. Come riporta uno studio sul trasporto pubblico effettuato da Trenitalia, infatti, la qualità del trasporto pubblico italiano è estremamente carente. Gravi le lacune al sud; la migliore è Milano, che rimane comunque inferiore ad altri grandi paesi europei. Partiamo dal presupposto che in Italia utilizziamo il trasporto pubblico molto meno che in altri paesi; a Milano solo il 50% degli spostamenti avviene con i mezzi pubblici. Peggio ancora Roma, in cui si scende al 40%. Impietoso il confronto con Parigi, dove ben il 70% degli spostamenti avviene con i mezzi pubblici. Vanno inoltre considerate le tempistiche negli spostamenti, che sui mezzi pubblici nelle grandi città o da provincia a provincia possono essere lunghissime a causa dei ritardi e del malfunzionamento dei trasporti pubblici. In una città come Roma, per esempio, spostarsi dalla periferia al centro può richiedere anche più di un’ora solo calcolando l’andata. Nulla a che vedere, insomma, con l’efficienza dei trasporti Svizzeri e con l’alta percentuale di persone che scelgono di fruirne.