“Caro Generale, eccomi: io sono un carabiniere gay”
03/07/2012 di Redazione
Vi ricordate quando abbiamo parlato del fratello del senatore Pdl Maurizio Gasparri Clemente, Generale dei Carabinieri, il quale aveva dichiarato alla Scuola Ufficiali della Capitale: “Ammettere di essere gay, magari facendolo su un social network, come un graduato della Guardia di Finanza, non è pertinente allo status di Carabiniere”?
NON SPORCATE IL TRENO – Su Certidiritti è arrivata la risposta di un appuntato scelto della Guardia Di Finanza, Marcello Strati il quale ha risposto alle parole del Gasparri, raccolte da Silvia Truzzi sul Fatto Quotidiano. Il Generale all’epoca concluse il suo illuminato intervento con queste parole: “L’Arma è come un treno in corsa, i passeggeri sono vincolati, prima di scendere, alla responsabilità di lasciare pulito il posto occupato. Gli ufficiali del Ruolo Speciale che fanno il ricorso, i giovani ufficiali dell’applicativo che fanno istanze per avvicinarsi alla famiglia, gli omosessuali che ostentano la loro condizione, sono in sintesi tutti passeggeri sciagurati dell’antico treno, potenzialmente responsabili della sporcizia o del deragliamento”.
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LE PRESENTAZIONI – Dopo i saluti di rito e le presentazioni, l’appuntato, fiero appartenente alle Fiamme Gialle, in servizio da 26 anni al momento a Como, ha dichiarato di essersi sentito “preso in causa” dalle sue parole a causa della sua omosessualità. “Si -spiega Strati- come Lei accenna, sono gay su Facebook e su Twetter, sono gay davanti ai miei amici e ai miei colleghi. Ho ammesso questa vergogna, perché Lei, Generale, sembra considerarla tale, già da parecchio tempo.
MAI AVUTO PROBLEMI – “In caserma -continua Strati- sanno di me da circa 12 anni e, Le sembrerà strano, ma pare che ai colleghi e soprattutto ai miei Superiori gerarchici non interessi proprio nulla del mio orientamento sessuale. E’ per questo che nell’anno del Signore 2012 mi ha fatto impressione leggere certe affermazioni da parte del Vice Comandante di una delle più importanti Istituzione della nostra Repubblica, l’Arma dei Carabinieri”.
NON PRECLUDE L’OPERATIVITA’ – L’appuntato si chiede cosa significhi il fatto che l’omosessualità non è pertinente per un carabiniere. “Io non vado in giro con un cartello appeso al collo con su scritto omosessuale né quando mi presento dico piacere, sono l’App.Sc Strati e sono gay. Io cerco di essere quello che sono davanti a tutti senza dovermi più nascondere e comportandomi con naturalezza, cercando di dimostrare ai colleghi che non c’è nulla di male nell’essere gay, che la vita sessuale di ciascun militare non condiziona in alcun modo l’attività operativa”.
PERCHE’ DOBBIAMO SOFFRIRE? – Insomma, libera coscienza in libero stato. Così come nessuno deve giudicare, altri non devono sbandierare per forza il proprio essere per sentirsi accettati. “Le sue affermazioni ci riportano indietro di decenni. Il suo “consiglio” e noi militari sappiamo benissimo cosa significa questo termine quando proviene da un Superiore a non palesare il proprio orientamento sessuale è un macigno che cade in testa a quei militari che magari dopo tanta fatica e sofferenza interiore avevano deciso di uscire alla luce del sole. Di essere e di vivere finalmente la loro vera natura senza dover più fingere di essere quello che non sono. Sperando di essere giudicati non per chi si portano a letto o per chi amano ma solo in quanto buoni militari”.
IO SONO IO – Per finire Strati riferisce al Generale dell’esistenza di un’associazione composta da elementi delle forze dell’ordine gay e lesbiche, ovvero “Polis Aperta, che è composta da appartenenti gay e lesbiche di tutte le Forze dell’Ordine e Forze Armate, inclusa la sua, che vivono serenamente e apertamente la propria condizione di gay in un ambiente militare o militarmente organizzato. Ci conosciamo tutti e siamo sparsi per la Penisola. Provi a conoscerci, Generale, provi a parlare con un suo militare gay e vedrà che si troverà di fronte ad un Carabiniere come tutti gli altri, con gli stessi pregi e gli stessi difetti. Non impedisca ad un suo militare di amare. Nessuno dovrebbe vergognarsi di quello che è. Io non sono fiero di essere gay, così come non sarei fiero di essere etero. Io sono fiero di essere quello che sono. Punto”.
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