Caos migranti in Sicilia, dopo due fughe di massa il governo invia l’esercito

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In un colloquio con il governatore della Sicilia, la ministra dell'interno Luciana Lamorgese ha detto assicurato l'invio dell'esercito.

In Sicilia, è esploso il caso migranti con due fughe di massa in sole 24 ore. Nella giornata del 27 luglio, a Caltanissetta, sono stati rintracciati 139 dei 184 migranti tunisini fuggiti dal Cara Pian del Lago. Intanto, è arrivata la notizia di un’altra fuga dalla tensostruttura della Protezione Civile a Porto Empedocle. Nella struttura, con capienza massima di 100 persone, ce n’erano 250, una parte è fuggita.



Durante un vertice sulla sicurezza a Caltanissetta, il sindaco Roberto Gambino ha fatto un appello al ministro Luciana Lamorgese. «La struttura nissena evidentemente non è idonea per la quarantena. Lo era per ciò per cui è stata creata, cioè per accogliere i richiedenti asilo, ma non per questa finalità, come i fatti di queste ore dimostrano – ha detto Gambino al Corriere della Sera – Pretendo che non venga più nessuno a Caltanissetta e che il Cara venga svuotato da chi è in quarantena. Ringraziamo le forze dell’ordine per l’impegno profuso ma scriverò stasera al ministro per dire che non si può usare il Cara per la quarantena. La cittadinanza è preoccupata e lo sono anche io».

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La ministra dell’interno Luciana Lamorgese invia l’esercito e una nave per quarantena in Sicilia

In un colloquio con il governatore della Sicilia Nello Musumeci, la ministra dell’interno Luciana Lamorgese ha detto che, «Dal punto di vista sanitario, la situazione è sotto controllo: tutti i test sierologici sono risultati negativi e così i tamponi sin qui eseguiti sui migranti, sia a Porto Empedocle sia a Lampedusa, grazie all’impegno profuso dalla Regione Sicilia».

Inoltre, per rafforzare il controllo del centri per migranti, verrà inviato in Sicilia personale militare dell’operazione Strade sicure e una nave passeggeri capiente per la quarantena dei migranti.



In un post sul suo profilo Facebook, Luigi di Maio ha definito l’accaduto «una questione di salute pubblica», e non una battaglia ideologica.