Discussioni sul canone per la televisione pubblica. I 90 euro del canone Rai – spalmati sulle bollette energetiche – vengono ritenuti eccessivamente bassi dall’amministratore delegato Carlo Fuertes che, in una audizione in Senato, ha sottolineato la disparità tra le risorse a disposizione del servizio pubblico e le attività che la Rai svolge. Basta andare oltre il canale della Manica per assistere a una discussione che presenta degli accenti differenti: nonostante la BBC spinga affinché il pagamento del canone venga ritoccato verso l’alto (al momento siamo intorno alle 159 sterline, ma l’emittente pubblica vorrebbe portare questa cifra a 180 sterline), il governo britannico lo ha congelato. E, anzi, pensa alla sua abolizione.
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In realtà, dal punto di vista interno di chi si trova a fare il servizio pubblico, la prospettiva è simile. Innanzitutto, i costi del canone in Gran Bretagna sono molto più alti rispetto a quelli che incidono sui contribuenti italiani. Nonostante questo, la BBC aveva chiesto un suo adeguamento verso l’alto. E anche in Italia la posizione coincide: troppo basso il canone Rai rispetto a quello che il servizio pubblico deve affrontare in termini di prodotti e di oneri nei confronti della società italiana. L’approccio, però, è diverso dal punto di vista governativo.
In Gran Bretagna si guarda a modelli di business in stile OTT, con fonti di finanziamento alternative rispetto all’imposizione di un canone per i cittadini. Sul punto, è stata chiarissima la ministra della Cultura britannica, Nadine Dorries, che aveva parlato di «nuovi modelli di finanziamento per gli ottimi contenuti britannici».
Dunque, siamo a un livello successivo del rapporto che regola l’esecutivo e il sistema radio-televisivo pubblico. In Italia, invece, si guarda alla Gran Bretagna e alla BBC (che stava cercando di ottenere un aumento del canone) che vengono considerati ancora una volta modelli imprescindibili per quanto riguarda lo standard qualitativo (e quantitativo, a questo punto) del servizio pubblico. Sembriamo, in pratica, in due epoche diverse.