Roberto Burioni attacca Le Iene per il post sulla piccola Sofia

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La bambina era stata il simbolo del metodo Stamina, che il programma di Italia 1 aveva seguito da vicino

La piccola Sofia, morta il 30 dicembre scorso a soli sei anni per le conseguenze della leucodistrofia metacromatica, era diventata il simbolo del metodo Stamina proposto da Davide Vannoni. Il programma di Italia 1 Le Iene aveva seguito da vicino la sua vicenda, dando molta rilevanza alle battaglie dello stesso Vannoni, rivelatesi in seguito teorie prive di qualsiasi fondamento scientifico. Oggi il dottor Roberto Burioni, su Facebook, ha voluto sferrare un attacco proprio alle Iene che, nella giornata di ieri, avevano pubblicato un post di cordoglio rivolto alla famiglia della piccola Sofia.



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BURIONI IENE, IL POST DEL MEDICO SU FACEBOOK

«Complimenti a Le Iene – ha scritto l’immunologo con chiaro intento polemico – per aver tanto amato i bambini gravemente ammalati e i loro genitori». Il riferimento, chiaramente, è alle tante critiche che il programma di Italia 1 aveva ricevuto per aver dato tanto spazio e rilevanza alla battaglia di Davide Vannoni, seguendo da vicino – tra le altre cose – le vicende della piccola Sofia.



BURIONI IENE, IL CORDOGLIO DELLA TRASMISSIONE DI ITALIA 1

Nella giornata di ieri, dalla pagina Facebook de Le Iene, era arrivato un messaggio di cordoglio per la famiglia della bambina.



«Sabato sera – avevano scritto – è morta Sofia, la bambina che abbiamo amato e che nel 2013 iniziò a fare infusioni di staminali presso gli Spedali Civili di Brescia. Un forte abbraccio alla mamma Caterina e al papà Guido che continueranno la loro lotta con la fondazione “VOA VOA amici di Sofia” per aiutare la cultura dell’inclusione contro la logica dello scarto».

Al di là delle polemiche sulla truffa del metodo Stamina e sull’eccessivo spazio che gli è stato dedicato dalla trasmissione Le Iene, il post di Roberto Burioni – che ha cercato l’attacco frontale, taggando addirittura la pagina del programma – non fa altro che strumentalizzare la dolorosa vicenda di una famiglia che, in questo momento, sta vivendo un dramma.

Una scelta di dubbio gusto: se può essere lecito attaccare un determinato tipo di giornalismo che, in passato, è andato contro le evidenze scientifiche per rispondere ad altro tipo di logiche, sembra quantomeno fuori luogo farlo insistendo sulla storia della piccola Sofia. Che adesso non c’è più e che non può diventare il simbolo di una diatriba tra scienza e stampa alimentata (purtroppo) dalla potenza dei social network.