La bufala di Salvini morto sul colpo, il ministro: «Mi allungano la vita»
01/01/2019 di Gianmichele Laino
Una notizia assurda, rilanciata in modo becero, che riguarda il ministro dell’Interno Matteo Salvini, proprio all’alba del passaggio dal 2018 al 2019. L’episodio, purtroppo, non fa che confermare che ci aspetta un altro anno all’insegna delle fake news. Nelle scorse ore si è diffusa sui social network la bufala della morte di Matteo Salvini, in un incidente stradale.
Bufala morte Salvini, la card sui social
Su diversi gruppi e pagine, oltre che su WhatsApp, sta circolando una card che ripropone il layout di un famoso quotidiano italiano, La Stampa, e che reca l’immagine di un tragico incidente stradale.
Adesso scherzano pure sulla mia morte, roba da matti! Mi allungano la vita, rispondo col sorriso😊. pic.twitter.com/Ln9sp5cvlp
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 31 dicembre 2018
La fotografia corrisponde a quella di un vero incidente stradale, con tanto di corpo coperto dai teli termici delle forze dell’ordine e un carabiniere che sta effettuando i rilievi di un incidente frontale tra due vetture, tra cui una Fiat Cinquecento. Si tratta chiaramente di unn falso montato ad arte, che lo stesso ministro dell’Interno Salvini ha voluto commentare.
«Adesso scherzano pure sulla mia morte, roba da matti! – ha scritto Salvini sui social network – Mi allungano la vita, rispondo con un sorriso». Con tanto di emoticon in calce al post. Immediata la solidarietà del mondo della politica al ministro dell’Interno vittima di questa odiosa fake news di Capodanno: «Si tratta di un episodio gravissimo – ha commentato Gianfranco Rotondi, vicepresidente del gruppo deputati di Forza Italia – Salvini ha figli adolescenti come me, e so cosa significa l’impatto di una notizia del genere su un bambino che ha il papà lontano. I responsabili vanno perseguiti senza sconti e colgo l’occasione per porre l’esigenza di una regolamentazione della rete. Piaccia o no,i nostri figli si formano sulla rete e non possiamo consentire che essa resti il pascolo della barbarie».