La bufala del matrimonio gay tra due bimbi celebrato a scuola dalle maestre torna a circolare

Si tratta di una storia del 2017 già ampiamente smentita in tutte le salse possibili ma che, oggi, fa buon gioco a chi urla al gender nelle scuole

21/10/2022 di Ilaria Roncone

Fare fact checking di una storia del genere è molto semplice, considerato che si tratta di una notizia che risale al 26 maggio 2017 pubblicata su Il Giornale e che è stata – in seguito – ampiamente smentita su un «matrimonio omosessuale benedetto dalle maestre» celebrato «in una terza elementare dell’Istituto Comprensivo di San Pietro in Casale», in provincia di Bologna. Nell’articolo sul matrimonio gay bambini non c’è nessun tipo di testimonianza diretta, solo una denuncia anonima fatta a nome del gruppo #insiemepossiamo (gruppo che si descrive affermando di essere «nato per combattere la diffusione delle teorie gender nelle scuole locali»).

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La bufala del matrimonio gay bambini è vecchissima

2017, dicevamo, e anche la corposa smentita di quanto accaduto – che ha visto anche l’intervento della dirigenza della scuola in questione – risale a quell’anno. Dalla scuola di Poggetto sono intervenute – come sottolinea anche Facta nella sua ricostruzione – le insegnanti della scuola elementare Valeria Pritoni e Silvia Bertozzi che, con una nota inviata a Il Giornale, non hanno esitato a definire l’episodio «totalmente inventato» specificando che va «al di fuori di ogni possibile attività e/o progetto didattico al quale ci atteniamo nel solco dei programmi e delle direttive ministeriali e di Istituto».

Questo stesso evento è stato smentito anche dalla dirigente Elena Accorsi con tanto di richiesta di rettifica al quotidiano della famiglia Berlusconi. La scelta di intervento da parte delle docenti è stata fatta perché quell’articolo è arrivato a genitori, colleghi e dirigenti scolastici e – pur non essendo state citate – «altri elementi descrittivi contenuti nell’articolo hanno ad attribuire a noi i fatti ivi riportati» rendendo necessario un intervento «nel nostro interesse ma anche in quello degli altri docenti potenzialmente attaccati in quanto operanti nel medesimo Istituto».

Lo spauracchio del gender nelle scuole torna ad alzare il capo

Nell’articolo de Il Giornale si fa riferimento alla buona vecchia «polemica sull’ideologia gender». Quella polemica che, visti gli ultimi sviluppi a livello di politica in Italia, oggi trova ampio spazio per alzare la testa basandosi – come in questo caso – su fake news. Vale la pena, in questo contesto, riportare una porzione del copy con cui si è provato a riportare in auge una notizia vecchia e già smentita.

Gli elementi per far credere che un serio interesse al dibattito ci sia, all’inizio, ci sono tutti: «Dio solo sa quanto adoro i miei amici omosessuali. Ho pianto con loro per amori impossibili, non ricambiati. Per la sofferenza che attacca ogni essere umano senza distinzione», è il presupposto del discorso che l’utente va a cominciare che riportiamo per intero di seguito.

E sono praticamente sicura che nessuno di loro si trovi d’accordo con queste pratiche assurde che cercano esclusivamente di plasmare le menti dei bambini, sessualizzandoli in un eta’ delicata, dove l’unico pensiero dovrebbe essere il gioco, la serenità di un parco giochi, colorare i sogni e dipingere arcobaleni privi di ideologia.
Si dovrebbe vivere nel rispetto della naturale propensione di ogni individuo.
Ma questo non è rispetto.
L’infanzia è il momento più puro è sacro di ogni essere umano.
E quello che vedo in questi articoli è un crimine pari alla pedofilia.
Lasciate in pace in bambini.
Non avete alcun diritto di #stuprarli con le vostre idee malsane.
Inducendoli alle vostre scelte e non a dare loro gli strumenti perché possano scegliere in totale libertà ma soprattutto nel rispetto del prossimo.
Meritate la galera. E non solo.

Il volo pindarico di un’utente basato su una notizia falsa e già smentita, come facilmente verificabile, che però comprende una grande verità: «Si dovrebbe vivere nel rispetto della naturale propensione di ogni individuo».

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