Da qualche giorno si è diffusa in rete la bufala del magazzino di deposito vaccini in fiamme in Italia e la notizia – a differenza delle solite fake news che vedono la loro diffusione principalmente nei gruppi Telegram – ha fatto il giro del mondo. Questo implica che adesso da qualche parte fuori dai confini italiani c’è qualcuno che crede davvero che un «magazzino militare dove erano conservati i vaccini» sia andato in fiamme.
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Tra le varie testate che fuori dall’Italia si sono occupate di sfatare questa fake news, c’è anche il sito di fact-checking Snopes, che ha intitolato la notizia con l’interrogativo «Un magazzino di vaccini Covid-19 è stato dato alle fiamme in Italia?». La falsa notizia è partita da un video di un incendio verificatosi realmente in Italia – presso la caserma Salvo D’Acquisto di Tor di Quinto – ma a cui è stata allegata – sin da subito – una didascalia non veritiera: ovvero, che l’incendio è stato intenzionalmente appiccato da membri dell’esercito italiano per distruggere un magazzino di vaccini in segno di protesta contro un nuovo decreto che incoraggia le persone a vaccinarsi.
Il video originale mostra effettivamente un incendio presso una caserma dei carabinieri di Roma, ma non c’è alcuna prova di un collegamento con le proteste legate alla vaccinazione contro il Codiv-19.
Da un magazzino in fiamme alla teoria del complotto è un attimo. Cosa è successo dopo la creazione – e diffusione – di una realtà dei fatti distorta? Dal momento che l’incendio di Roma si è verificato lo stesso giorno in cui l’Italia ha esteso il decreto sulle vaccinazioni obbligatorie al personale scolastico, alla polizia e ai militari, questi ultimi – secondo una teoria complottista – si sarebbero ribellati alla decisione mandando in fiamme un loro deposito. Ma una coincidenza può rimanere tale senza trasformarsi lasciare spazio a dietrologie varie? In teoria sì, in pratica – purtroppo – no, anche se l’evidenza è che quel magazzino non era in nessun modo deposito dei vaccini contro il Covid-19, bensì uno dei dormitori dove alloggiavano alcuni soldati.
Come sempre, basterebbe fare una ricerca in più, anzi, fare una e una sola ricerca per evitare di creare narrazioni false, che amplificano la diffusione di teorie – anche fuori dal nostro Paese, come in questo caso – totalmente infondate.