Quando si è stati un personaggio che ha fatto la storia si rischia, a proprio malgrado, di essere citato continuamente (a volte a sproposito) dalla politica. Lo fanno tutti: sinistra, centro e destra. Ed è quello che è accaduto anche alla figura di Paolo Borsellino, il magistrato anti-mafia ucciso il 19 luglio 1992 in quella che, negli annali di storia dell’Italia, è conosciuta come la strage di via d’Amelio. I protagonisti di questa vicenda sono i militanti di FdI, che ora finiscono nel mirino delle accuse dei figli del giudice siciliano.
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Il tutto perché martedì sera, a Podenzano (in provincia di Piacenza), Fratelli d’Italia ha tenuto un comizio al quale hanno partecipato anche Giorgia Meloni, Tommaso Foti, Wanda Ferro e Andrea Del Mastro. E per pubblicizzare l’evento e attirare più persone, Fratelli d’Italia ha realizzato alcuni manifesti utilizzando il volto di Paolo Borsellino. Una scelta che non è andata giù ai figli del magistrato ucciso dalla mafia, che hanno protestato con un veemente comunicato.
«Con riferimento ai manifesti elettorali del movimento politico ‘Fratelli d’Italia’ che indebitamente recano l’effige di nostro padre e la dicitura ‘Borsellino vive’ – si legge nel testo firmato dai figli del giudice, Manfredi, Lucia e Fiammetta -, oltre a dissociarci decisamente da questa improvvida iniziativa diffidiamo pubblicamente i responsabili del partito politico dall’utilizzare in qualsiasi forma e modo l’immagine e il nome di Paolo Borsellino».
Intervistati dall’agenzia AdnKronos, i figli di Paolo Borsellino hanno anche annunciato di esser anche pronti ad adire le vie legali per «l’uso improprio e illegittimo che è stato fatto dell’immagine e del nome di nostro padre».
(foto di copertina: da manifesto Fratelli d’Italia a Podenzano)