Borghezio «voleva solo fotocopiare» alcuni libri dell’Archivio di stato di Torino che non si trovano più

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Erano volumi sulla seconda guerra mondiale, sul fascismo, sui campi di concentramento

Per comprendere la paradossale vicenda che ha colpito l’ex eurodeputato leghista Mario Borghezio bisogna andare indietro di circa un anno. Nel corso del 2019, era stato segnalato da una documentarista dell’archivio di Stato di Torino perché sorpreso a far uscire dall’edificio dei libri che non potevano in alcun modo varcare la soglia d’ingresso. Da quel singolo episodio è partita una indagine della procura, coordinata dal pm Francesco Pelosi.



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Borghezio e i libri scomparsi dall’archivio di Stato di Torino

La tesi del politico del Carroccio, oggi come allora, è stata quella che all’epoca dei fatti Borghezio voleva soltanto fotocopiare dei volumi che riguardavano il periodo della seconda guerra mondiale, che trattavano l’argomento del fascismo e dei campi di concentramento nazisti. Tuttavia, il nucleo Tutela patrimonio culturale dei Carabinieri, ha rilevato come alcuni libri che sono stati consultati in passato da Borghezio non risultino più al loro posto all’interno dell’archivio di Stato.



Libri che sarebbero passati effettivamente dalle mani di Borghezio: in casa sua, infatti, sono state ritrovate oltre 700 fotocopie relative a quel materiale. Oggi, l’ex eurodeputato della Lega si era presentato spontaneamente in procura per rilasciare alcune dichiarazioni. Ha ammesso di aver portato via dall’archivio alcuni libri, ma che voleva soltanto fotocopiarli per uso personale. I carabinieri e la procura continuano però a indagare.

Borghezio e la passione per i libri antichi

L’ex parlamentare leghista è un cultore degli archivi. Nel corso della sua carriera politica ha arricchito costantemente la propria collezione, acquistando anche diversi libri antichi dalle botteghe e dalle bancarelle di antiquariato. L’episodio dell’archivio di Stato di Torino, tuttavia, resta ancora da chiarire. Quando quest’ultima vicenda è uscita fuori per la prima volta, il quotidiano La Stampa aveva cercato di fare una stima del valore dell’intero gruppo di libri e documenti consultati dall’ex europarlamentare leghista: complessivamente, i libri consultati avrebbero avuto un valore vicino ai 100mila euro. Ovviamente, a mancare all’appello sono soltanto alcuni testi: la procura dovrà cercare di capire che fine abbiano fatto e se effettivamente può restare in piedi la tesi accusatoria formulata.