L’impegno delle big tech contro le leggi transfobiche

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Sono sessanta le aziende che hanno firmato un annuncio in cui si chiede agli stati Usa di smettere di creare leggi discriminatorie della comunità LGBTQIA+

Il governo del Texas non si distingue di certo, in generale, per le sue politiche LGBTQI+. C’è una vera e propria ondata di leggi che vanno esplicitamente contro la comunità in maniera estremamente dura negli stati considerati conservatori in Usa e dei quali il Texas fa senza dubbio parte. I legislatori si stanno accanendo in tal senso prima delle elezioni di metà mandato e, in particolare, si è parlato molto della legge approvata in Florida (soprannominata Don’t Say Gay dagli oppositori) che impedisce di parlare di orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole? Da che parte stanno le big tech su LGBT? Un chiaro accenno lo possiamo avere da uno degli ultimi tweet di Tim Cook, che si definisce «un orgoglioso membro della comunità LGBTQ+».




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Big tech su LGBT: Google, Apple e Meta contro la legge transfobica del Texas

Vediamo meglio cosa intendiamo quando parliamo della legge anti-trans del Texas. Si tratta di una direttiva emessa da Gregory Wayne “Greg” Abbott – governatore del Texas dal 2015 – che lo scorso 22 febbraio ha invitato le agenzie statali a «condurre una rapida e approfondita indagine» su quelle che sono state classificate come situazioni in cui i minori sono sottoposti a «procedure elettive per la transizione di genere». Cosa vuol dire? Che i dipendenti statali come insegnanti, infermieri e medici sono tenuti a segnalare casi di minori che possono rientrare in questa definizione e che, qualora si rifiutassero, sarebbero passabili di «sanzioni penali».



«Discrimination is bad for business» è l’intestazione dell’esplicita richiesta delle big tech e di altre aziende – tra cui troviamo Google, Meta e Apple – di smetterla di creare leggi discriminatorie. Il riferimento è, quindi, alla legge della Florida e al Texas, che vorrebbe classificare i trattamenti medici per minori transgender come un abuso su minori. L’annuncio è stato pubblicato sull’edizione di venerdì del Dallas Morning News.

«Questa politica crea paura per i dipendenti e le loro famiglie, specialmente quelle con bambini transgender, che potrebbero ora trovarsi di fronte alla scelta di fornire le migliori cure mediche possibili per i loro figli, ma rischiano di avere quei bambini rimossi dai servizi di protezione dei bambini per farlo – si legge nell’annuncio firmato da oltre sessanta aziende – Non è solo sbagliato, ha un impatto sui nostri dipendenti, sui nostri clienti, sulle loro famiglie e sul nostro lavoro». Anche Microsoft e Paypal spiccano, tra gli altri.