L’accordo delle Big Tech per un codice di condotta più severo con le fake news

Alcune Big Tech tra cui Google, Meta e Twitter si stanno mettendo in riga per garantire il rispetto del nuovo codice UE contro le fake news

16/06/2022 di Ilaria Roncone

Si tratta di un accordo siglato nella giornata di oggi per adottare una linea comune e più severa in merito alle fake news. Ad essere coinvolte sono le Big Tech contro disinformazione mentre, dall’altro lato, ci sono le regole UE che diventano sempre più stringenti. Meta, Google, Twitter e Microsoft hanno aggiornato le loro policy basandosi, appunto, su un codice di condotto UE sempre più severo che – qualora non venisse rispettato – potrebbe prevedere multe molto salate. Contando le aziende nominate, sono trenta in tutto quelle che hanno deciso di aderire – come ha chiarito la Commissione Europea -.

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Big Tech contro disinformazione, in cosa consiste l’aggiornamento di policy

L’impegno maggiore messo in campo sarà relativo al contrasto di deep fake, account falsi, pubblicità politica – come riporta Reuters – al netto del fatto che il mancato rispetto di quanto stabilito dall’UE porterà a sanzioni fino al 6% del fatturato globale dell’azienda. L’Unione ha dato a tutte le aziende sei mesi di tempo per adeguarsi e rispettare gli impegni presi, dimostrando i progressi con una relazione da consegnare all’inizio del 2023.

Meta, Google e Twitter si impegnano a combattere meglio le fake news mentre l’UE diventa più severa, come ha sottolineato la vicepresidente della Commissione Vera Jourova in una conferenza stampa: «Il nuovo codice testimonia che l’Europa ha imparato la lezione e che non siamo più ingenui». Quello che ha messo l’UE sull’attenti rispetto all’enorme quantità di disinformazione che gira in rete è stato – in particolare – il modo di gestire in tal senso eventi come la Brexit, la pandemia e la guerra in Ucraina.

L’ipotesi di esclusione delle Big Tech dall’Europa

Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi della commissione von der Leyen, non esita a chiarire che «se e regole vengono costantemente violate, possiamo anche pensare di bloccare il loro accesso al nostro spazio di informazione». Il codice, comunque, secondo chi critica – Associazione dei servizi commerciali televisivi e di video su richiesta in Europa (ACT) in primis – presenta una serie di lacune come la mancata offerta di impegni concreti per limitare il «comportamento manipolativo inammissibile».

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