C’eravamo tanto amati e poi… Berlusconi scarica Dell’Utri e non testimonia nel processo Stato-Mafia

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Il presidente di Forza Italia si avvale della facoltà di non rispondere a Palermo

Lo schiaffo di Palermo era già stato annunciato nelle ultime settimane, quando il nome di Silvio Berlusconi era comparso (in realtà era già noto, ma mai ufficializzato) nelle inchieste portate avanti dal Tribunale di Firenze per quel che riguarda il suo coinvolgimento (ovviamente, per ora, solo probabile ma non certo) in alcuni dei fatti di cronaca più sanguinosi che hanno visto protagonista Cosa Nostra. Ora il presidente di Forza Italia, chiamato a testimoniare a Palermo nel processo che vede coinvolto Marcello dell’Utri, ha deciso di non testimoniare. Un gesto che, di fatto, scarica quello che era un suo grande amico.



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A Palermo è in corso il processo di Appello su uno dei filoni della Trattativa Stato-Mafia. Mentre Marcello dell’Utri non era in aula – si trova nella sua casa milanese per scontare i domiciliari dopo la malattia -, Silvio Berlusconi è stato chiamato a testimoniare come, invece, richiesto dai legali del suo braccio destro. Il presidente di Forza Italia, ha seguito il suggerimento dei suoi avvocati decidendo di avvalersi della facoltà di non rispondere.



Berlusconi scarica Dell’Utri

La mossa di Berlusconi era già nota, ma la sua presenza nell’Aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo poteva far pensare altro. Invece il presidente di Forza Italia ha deciso di confermare la sua presenza, inutile (però) dal punto di vista processuale per via della sua (e dei suoi legali) decisione di non testimoniare e rilasciare dichiarazioni davanti ai magistrati del processo d’Appello.

Le richieste respinte

L’avvocato di Dell’Utri, inoltre, aveva chiesto che fosse proiettata in Aula una delle dichiarazioni fatte dall’ex presidente del Consiglio nel 2018, durante una conferenza stampa mandata in onda da RaiNews: «In quella occasione disse che il governo Berlusconi, nel 1994 o anche successivamente, non aveva mai ricevuto alcuna minaccia dalla mafia o dai suoi rappresentanti. È una dichiarazione che andrebbe proiettata in aula, magari anche prima dell’audizione del testimone». Richiesta respinta dai giudici perché quella prova è già agli atti. Inoltre, Berlusconi non ha voluto che il suo ingresso in Aula fosse ripreso da telecamere.



(foto di copertina: ANSA/ LUCA CASTELLANI)