Se vi dicono che gli ordini di bare per bambini stanno crescendo per il Covid, non credeteci

Categorie: Fact Checking

Tutto si basa su un podcast satirico, che ha intervistato un presunto impiegato in un'azienda di pompe funebri. Impiegato che, però, a quanto pare non esiste

Su Twitter sta girando, anche in Italia, un dato statistico che mette in correlazione la data dell’approvazione del vaccino anti coronavirus sui bambini e la presunta crescita del 400% di decessi di minori. Da dove parte questo dato? C’è una rilevazione Istat che lo certifichi? Esiste, in alternativa, uno studio che possa mettere nero su bianco questi numeri? O, ancora, c’è un’area geografica di riferimento in base alla quale la veridicità di questo dato può emergere maggiormente? Non c’è niente di tutto questo. Ma – come è stato testimoniato dal lavoro di fact checking di Lead Stories – c’è, al contrario, una fortissima teoria del complotto che è partita dal Canada e si è diffusa a macchia d’olio anche oltre l’oceano Atlantico.



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Bare per bambini, il numero non è cresciuto con il vaccino contro il coronavirus

Tutto è partito da una trasmissione podcast che è nota – tra le altre cose – per la sua particolare propensione a diffondere delle teorie complottiste. The Stew Peters Show riprende quel filone (che tanto piace agli ascoltatori statuinitensi e che affonda le sue radici nella tradizione delle radio libere che facevano di tutto per accaparrarsi gli ascolti locali) che punta a ingigantire fenomeni, anche attraverso espedienti verosimili come presunte interviste. In modo particolare, la trasmissione avrebbe intervistato un tale Mick Haddock, presunto dipendente di una agenzie di pompe funebri canadese, la Casket Depot. Quest’ultimo avrebbe parlato di un improvviso aumento di ordinazioni di bare bianche di taglia piccola, per i bambini (250 bare all’anno, a fronte delle canoniche 50-60: il tutto a partire dal 2020).



I giornalisti di Lead Stories non solo hanno raggiunto la Casket Depot, che ha smentito l’esistenza di un Mick Haddock tra i suoi dipendenti. Ma ha anche verificato con un’associazione di agenzie funerarie del Canada l’impossibilità di acquisire un dato di questo tipo. Che, dunque, al di là dell’affermazione in un podcast di una persona che probabilmente non è nemmeno un dipendente di una agenzia funebre, non trova nessuna base.