Il caso Barbados, il primo Stato ad avere un’ambasciata nel Metaverso

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Gli accordi commerciali con un'importante piattaforma blockchain sono stati siglati nei giorni scorsi e ora si passera al piano operativo per anticipare il resto del mondo

Mentre in molti si interrogano sulle reali caratteristiche del Metaverso e su possibili/probabili/eventuali criticità nella creazione di una realtà parallela ancor più invadente rispetto a quella che – con l’avvento dei social – stiamo già vivendo con l’accentuazione del divario tra reale e virtuale, Barbados compie il primo passo storico che porterà uno Stato sovrano a legittimare l’esistenza di questo universo intangibile, etereo ma dalle funzionalità concrete. Dal prossimo mese di gennaio, infatti, lo Stato del Centro-America avrà la sua ambasciata nel Metaverso.



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Tutto è partito da un accordo siglato domenica scorsa (14 novembre) tra il Ministero degli Affari Esteri e del Commercio Estero di Barbados con la società che Decentraland, società che si occupa di piattaforme blockchain e di criptovalute.



Ed è proprio lì che si darà vita a questo spazio virtuale con l’ambasciata nel Metaverso. Questo accordo servirà – secondo quanto trapelato – per condurre operazioni quali «l’acquisizione di terreni, l’architettura di ambasciate e consolati virtuali, lo sviluppo di strutture per fornire servizi come i ‘visti elettronici’ e nella costruzione di un ‘teletrasporto’ che consentirà agli utenti di trasportare i propri avatar tra i vari mondi». Insomma, un vero e proprio universo parallelo legittimato da uno Stato sovrano.

Barbados, il primo Stato con un’ambasciata nel Metaverso

Il tutto dovrebbe completarsi all’inizio del nuovo anno. E i piani sembrano essere ben definiti, come spiegato a CoinDesk da Gabriel Abed, ambasciatore delle Barbados negli Emirati Arabi: «Questo ci consentirà di aprire la porta, utilizzando la diplomazia tecnologica che, poi, si estenderà poi alla diplomazia culturale: il commercio di arte, musica e cultura». Insomma, l’ambasciata è solo quel varco per aprire il primo spiraglio nell’interlocuzione tra il mondo reale e quello virtuale, con un’ottica che parte da un “palazzo” fisico e si trasferisce in uno spazio virtuale non tangibile. Almeno nella forma.