L’appello di RT Francia alla Corte di Giustizia europea contro il bando dell’Ue

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RT ha deciso di chiedere l'intervento della Corte di Giustizia affinché si esprima sulla decisione del Consiglio Europeo di mettere al bando la testata

A partire dal 2 marzo l’Europa ha deciso di mettere al bando RT – precedentemente Russia Today – e Sputnik. La notizia è stata data tramite una nota del Consiglio Europeo, tramite cui si è definita necessaria la sospensione delle attività di radiodiffusione di due tra i principali veicoli della propaganda del governo russo poiché «essenziali e determinanti per portare avanti e sostenere l’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina e per la destabilizzazione dei Paesi vicini». Lo scopo, in sostanza, era quello di fermare la «sistematica campagna internazionale di disinformazione, manipolazione delle informazioni e distorsione dei fatti, nell’intento di rafforzare la sua strategia di destabilizzazione dei paesi limitrofi, dell’Ue e dei suoi Stati membri». Una decisione contro la quale RT ha deciso di andare contro facendo appello alla Corte di Giustizia.



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L’appello di RT alla Corte di Giustizia per il bando in Europa

Anche le big tech hanno provveduto – ognuna in misura più o meno massiccia – a limitare l’azione di disinformazione di RT e Sputnik. Contro quanto stabilito da Bruxelles RT ha deciso di appellarsi alla Corte di Giustizia europea. Anche la federazione europea dei giornali si è espressa contro il bando da Bruxelles, considerando un’azione come questa sbagliata e controproducente. «Combattere la disinformazione con la censura è un errore – chiarisce senza mezzi termini l’appello della Efj – poiché bandire le trasmissioni di Sputnik e Russia Today può creare un precedente estremamente pericoloso per quanto riguarda la libertà di espressione e di stampa.



Seppure il confine tra liberta di stampa e disinformazione sia, attualmente, estremamente sottile il segretario generale dell’Efj ha voluto ricordare che «la regolamentazione dei media non è di competenza dell’Unione europea». Si tratta di un’azione valutata come controproducente proprio per lo scopo che ha: «La chiusura totale di un media non mi sembra il modo migliore per combattere la disinformazione o la propaganda», ha affermato, sottolineando come si debba agire facendo del buon giornalismo e «esponendo i loro errori fattuali, dimostrando la loro mancanza di indipendenza finanziaria o operativa, evidenziando la loro fedeltà agli interessi del governo e il loro disprezzo per l’interesse pubblico».