Salvini e la manifestazione «orgoglio italiano» con la bandiera dell’Ungheria. Poi cambia locandina

Notate le differenze. Giovedì 29 agosto, Matteo Salvini ha sponsorizzato per la prima volta la manifestazione «orgoglio italiano», quella che il leader ha organizzato per il 19 ottobre a Roma, con lo scopo di protestare contro il nascente (?) governo giallo-rosso. Ieri, la locandina è stata ripostata sui social network, diversa dalla precedente. Perché? Nella prima, sotto l’intestazione «orgoglio italiano», c’era una bandiera Ungheria.

Bandiera Ungheria nel manifesto di Salvini «orgoglio italiano»

Procediamo con ordine. Il 29 agosto, Matteo Salvini ha scelto questa immagine per promuovere l’iniziativa sui social network:

Come si può notare, quella che avrebbe dovuto essere una bandiera stilizzata dell’Italia non solo ha le bande orizzontali al posto di quelle verticali, ma pone in alto il rosso nella sequenza tricolore. Proprio come il vessillo ufficiale dello stato ungherese. Ovviamente, l’errore è stato sin troppo evidente per non essere notato. Anche perché una manifestazione che insiste tanto sull’orgoglio nazionalistico non può certo permettersi di invertire i colori della bandiera italiana.

La correzione della bandiera Ungheria

Evidentemente, quindi, dopo qualche polemica sui social network, il team di comunicazione 2.0 di Matteo Salvini ha scelto di fare «retromarcia su Roma» e di cambiare la locandina promozionale dell’evento:

La bandiera stilizzata, in questa ultima versione, è rappresentata da un effetto tipo fumo delle Frecce Tricolore e, nonostante le bande siano disposte ancora in orizzontale (verso giustificato dalla stilizzazione e dall’idea di replicare l’effetto prodotto dalla pattuglia acrobatica che tutto il mondo ci invidia), l’ordine dei colori appare corretto.

Il lapsus con la bandiera Ungheria è davvero molto interessante: Matteo Salvini non ha mai fatto mistero di ammirare la nazione sovranista guidata da Viktor Orbàn. Tuttavia, dopo le elezioni europee ha dovuto incassare il suo no a un’alleanza a Bruxelles e Strasburgo. Il primo campanello di allarme di una crisi politica che sarebbe esplosa soltanto tre mesi dopo.

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