L’Australia costringerà Big Tech a condividere dati sulla loro gestione della disinformazione

Categorie: Attualità, Mass Media
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I provvedimenti del governo australiano che, negli ultimi anni, è stato estremamente critico con le piattaforme social

C’è un dato da cui è partito il governo australiano: quattro quinti degli adulti nel Paese avevano subito disinformazione sul COVID-19 e il 76% di loro pensava che le piattaforme online avrebbero dovuto fare molto di più per limitare la diffusione di questi contenuti fuorvianti e dannosi. Per questo, l’autorità garante delle comunicazioni (ACMA) varerà presto un codice per costringere i protagonisti di Big Tech a condividere le loro informazioni interne rispetto alle modalità con cui sono stati gestiti fenomeni di disinformazione che si sono verificati sulle loro piattaforme.



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Australia e disinformazione delle grandi piattaforme web

Tra l’altro, l’autorità garante delle comunicazioni e dei media ha anche ricordato che sarà in grado di sanzionare le varie piattaforme che non si mostreranno collaborative a questo scopo. Il tema della disinformazione dei media, diffusa anche attraverso le piattaforme online, continua a tenere banco in un Paese che non si è mai risparmiato nell’andare direttamente al muro contro muro con le grandi aziende che si occupano di web e di social networking (si pensi a quanto accaduto lo scorso anno, con Facebook che ha sospeso i suoi servizi media in Australia per un certo periodo di tempo, per protestare contro il codice media e social network che era entrato in vigore nel Paese).



Paul Fletcher, il ministro delle Comunicazioni australiano che ha acquistato ampi spazi di visibilità con la sua battaglia proprio contro Facebook e Google nei mesi scorsi, ha affermato che le piattaforme devono essere in grado di assumersi le proprie responsabilità per quanto riguarda il tema della disinformazione. Anche perché, secondo le indagini interne effettuate (che hanno portato anche a quei dati che abbiamo citato a inizio articolo) è molto probabile che gli australiani vengano raggiunti da notizie false e fuorvianti attraverso i principali canali social, compresi quelli di proprietà di Meta.

L’ampiamento dei poteri del governo australiano su questa disinformazione diffusa attraverso le piattaforme di social networking entrerà in vigore stabilmente alla fine del 2022 e probabilmente sarà normata non dall’attuale governo australiano, ma dal prossimo esecutivo che verrà fuori dalle elezioni di primavera. Le piattaforme social si sono dette disponibili a un confronto più ampio sul tema della disinformazione, ma hanno anche ricordato quanto fatto – negli ultimi anni – per tentare di contrastare le pesanti campagne di disinformazione che le hanno attraversate.