Come l’attacco hacker al Comune di Palermo impedirà a migliaia di cittadini di votare il 12 giugno

Categorie: Cyber security
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Sistemi informatici bloccati per giorni e persone che non potranno recarsi alla urne per motivi sanitari (anche relativi al Covid) che non hanno potuto inoltrare la domanda per il voto domiciliare

Domenica 12 giugno i cittadini palermitani sono chiamati a votare per rinnovare la propria amministrazione comunale. Da una parte l’elezione del nuovo sindaco (quindi della maggioranza per la composizione della nuova giunta), dall’altra quello del Consiglio Comunale. E sullo sfondo c’è anche la tornata del referendum sulla Giustizia con i cinque quesiti (tutti di carattere abrogativo) per aggiungere tasselli alla riforma Cartabia. Ma l’attacco hacker subito dai servizi informatici del Comune di Palermo impedirà a moltissimi cittadini di poter votare.



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Nelle ultime ore è trapelata la notizia, confermata anche da fonti istituzionali, della richiesta di riscatto. Come riportato nei giorni scorsi dal quotidiano La Repubblica, questo attacco è stato condotto dal gruppo di cyber-criminali di Vice Society e la minaccia è quella della pubblicazione dei dati sottratti (che sono stati “copiati” nel corso dell’attacco hacker Palermo iniziato nel giorno della Festa della Repubblica) nel dark web. Il Comune ha detto che non risponderà a questa richiesta, anche perché non ci sono notizie ufficiali (o almeno non sono state fatte trapelare) sul numero e sui contenuti che sarebbero finiti nella mani degli hacker. Ma questo, seppur grave, è solo il contorno rispetto alla stretta attualità. Perché lo spegnimento dei sistemi informatici e il blocco di moltissimi servizi ha avuto, ha e avrà dei riflessi sul voto di domenica.



Attacco hacker Palermo, i riflessi sul voto del 12 giugno

Perché, come previsto dalla normativa vigente, moltissimi cittadini che non hanno la possibilità di recarsi al proprio seggio (anche per motivi di Covid, e nella sola città di Palermo ci son0o oltre 3mila attualmente positivi) non hanno potuto “prenotare” il seggio a domicilio: la finestra temporale per inoltrare la domanda del “voto a casa“, infatti, era dal 2 al 7 giugno. Cinque giorni, nel pieno dell’attacco informatico che ha portato al blackout dei sistemi informatici. «Il Comune ha pubblicizzato attraverso il proprio sito Internet la possibilità per i Covid-positivi di richiedere il servizio di voto a domicilio – ha spiegato a La Repubblica Palermo Alessandra dirigente del servizio demografico del Comune -. Ma dal 2 giugno, primo giorno utile per inoltrare richiesta via email, il portale è spento a causa dell’attacco degli hacker e quindi è possibile che l’informazione non sia passata adeguatamente». Nella giornata di ieri i servizi, come da comunicato ufficiale, sono tornati online.

I seggi a domicilio

Ma i residui di quell’attacco sono visibili e avranno effetti anche sulle elezioni di domenica. Insomma, impossibilità di inoltrare le domande e solo un centinaio (su oltre 3mila, parlando esclusivamente degli attualmente positivi) di cittadini palermitani sono riusciti a prenotare il proprio seggio domiciliare per il voto delle Amministrative e del referendum abrogativo sulla Giustizia. I sistemi spenti per giorni, la scarsa chiarezza sulle modalità di richiesta (via mail) e la “complessa procedura” composta da personale USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) e attenzione sanitaria provocheranno la mancanza di quasi 3mila voti e preferenze in tutta la città. Visto l’esiguo numero di partecipanti, infatti, il Comune di Palermo ha predisposto solamente due seggi “mobili” – di casa in casa – che si recheranno presso il domicilio del richiedente. Per quel che riguarda i pazienti ospedalizzati, altri due seggi: uno al Civico, l’altro all’ospedale Cervello.