Attacco hacker in 99 Paesi, in Italia colpite le università: alla Bicocca «usata una chiavetta»

13/05/2017 di Redazione

C’è ovviamente anche l’Italia tra le vittime dell’attacco hacker che ieri ha mandato in tilt banche dati e comunicazioni in tutto il mondo. Sarebbero almeno 99 i Paesi colpiti dal virus informatico diffuso con un obiettivo apparentemente economico. Sui pc infetti (decine di migliaia gli attacchi identificati) è comparsa una schermata con un messaggio di richiesta di denaro da versare in bitcoin, la moneta virtuale molto difficilmente tracciabile. Nel mirino degli aggressori informatici sono finiti ospedali, università, aziende. Perfino compagnie telefoniche. Inizialmente si era parlato di 74 paesi coinvolti, poi saliti – come riferito dalla bbc – a 99. La società di sicurezza informatica Avast parta di circa 75mila casi di siti infestati in tutto il mondo da ‘WannaCry’ (nome assegnao all’azione di pirateria.)

ATTACCO HACKER, COMPUTER IN TILT IN 99 PAESI

I sabotatori hanno chiesto un riscatto di 300 dollari per ogni computer infettato. Il virus sarebbe stato rubato agli 007 americani. L’allarme è scattato ieri pomeriggio dal Regno Unito, dove è stato messo in ginocchio l’intero sistema sanitario nazionale. Nel mirino degli hacker in Gran Bretagna sono finiti almeno 25 ospedali, ma anche studi medici e dentistici. Alcune città, come la capitale Londra, sono risultate particolarmente colpite. Ma fortunatamente non è stata messa in pericolo la vita di alcuna persona. E sembra non siano stati compromessi i dati personali dei pazienti. I disagi, però, sono stati enormi. Gli ospedali sono stati costretti ad annullare operazioni non urgenti. I medici hanno dovuto evitare visite perché impossibilitati ad accedere alle cartelle cliniche. In alcuni casi ambulanze sono state dirottate verso centri che non avevano riscontrato problemi.

ATTACCO HACKER, IN ITALIA COLPITE LE UNIVERSITÀ

Le segnalazioni di attacco hacker sono arrivata dalla Cina agli Stati Uniti. Tra le aziende sono state colpite anche la compagnia Telefonica spagnola e il maggior fornitore di elettricità in Portogallo, come pure una compagnia telefonica russa. Per quanto riguarda l’Italia ad essere colpite sono state alcune università. Come la Bicocca. Racconta Giacomo Valtolina sul Corriere della Sera:

L’ansia hacker in Italia si materializza sullo schermo di quattro pc in una stanzetta sotterranea di un laboratorio informatico dell’Università Bicocca, alla periferia Nord di Milano, intorno a mezzogiorno. Schermata nera, caratteri rossi, e una finestra con il testo «Ooops, your important files have been encrypted», i tuoi file importanti sono stati criptati. Come fossero sotto sequestro, rapiti da un pirata informatico a caccia di un riscatto (300 dollari). In basso, le modalità di pagamento per «liberare» i documenti, tramite carta di credito o bitcoin, la moneta elettronica usata sul web. Alla sinistra, in campo rosso, due conti alla rovescia. Il primo scandisce il tempo entro cui è necessario pagare, il secondo i granelli di sabbia della clessidra prima che i file vengano eliminati per sempre.

A diffondere il virus informatico sarebbe stato uno studente, «tramite una chiavetta Usb già infetta, probabilmente a sua insaputa». Dalla Bicocca al Corriere hanno spiegato che sono state colpite «solo alcune macchine di un gruppo di computer riservato ai ragazzi isolato dalla rete universitaria». In un’ora i pc sono stati riformattati senza danno a server e database.

Nel nostro Paese, comunque, non ci sarebbe stato alcun furto di dati sanitari. Che comunque non possono essere considerati del tutto al sicuro. Come spiega Massimo Sideri, ancora sul Corriere della Sera:

In questo caso, almeno dalle informazioni emerse finora, non ci sarebbe un malware capace di entrare e rubare le informazioni. Anche se questa eventualità non può essere esclusa. I criminali oltre alla richiesta di riscatto potrebbero nel frattempo rubare dati sanitari da vendere (nel caso del Beth Israel Deaconess di Boston era emerso un mercato nero delle lastre dei polmoni sani che i cinesi con problemi di salute acquistavano per avere permessi o polizze assicurative). I nostri dati sanitari, peraltro, non possono essere considerati al sicuro. In Italia non c’è un sistema di criptazione delle cartelle sanitarie, solo pin o password per entrare nei sistemi informatici degli ospedali.

(Foto da archivio Ansa. Credit: Monika Skolimowska / dpa)

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