Non c’è legame tra l’adenovirus di scimpanzé di AstraZeneca e il vaiolo delle scimmie

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La bufala si sta diffondendo in maniera virale sui social network, partendo dall'immagine del foglietto illustrativo del vaccino AstraZeneca contro il coronavirus

Un foglietto illustrativo del vaccino AstraZeneca contro il coronavirus. L’associazione diretta tra la parola scimpanzè e il concetto di vaiolo delle scimmie. Un post su Facebook per comunicare al mondo la scoperta, creando panico e timori ingiustificati, soprattutto se si seguono i fatti di cronaca sanitaria dell’ultimo periodo. Partita nel Regno Unito, la bufala dell’associazione tra il vaccino AstraZeneca e il vaiolo delle scimmie è arrivata anche in Italia. La fake news si presenta sotto questa forma: l’immagine del foglietto illustrativo ben evidenziata e cerchiata, la caption di turno e l’invito a condividere la notizia nella propria community. La segnalazione è partita da Facta News, che – oltre a curare un progetto sulla disinformazione in Italia – fa parte del team dei debunker indipendenti di cui Facebook si serve per monitorare la disinformazione diffusa sulla piattaforma.



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Astrazeneca e vaiolo delle scimmie, la bufala

È vero che c’è un riferimento all’adenovirus degli scimpanzè all’interno del foglietto illustrativo che accompagna il vaccino di Astrazeneca contro il coronavirus. Nella fattispecie, il passaggio è il seguente:



«una dose (0,5 mL) contiene: Adenovirus di scimpanzé che codifica per la glicoproteina spike del SARS-CoV-2 ChAdOx1-S*, non inferiore a 2,5 x 108 unità infettive. Prodotto in cellule renali embrionali umane geneticamente modificate (HEK) 293 e mediante tecnologia del DNA ricombinante».

Ci sono due elementi da sottolineare: il primo è che il virus presente non può essere infettivo, perché è stato modificato appositamente; il secondo elemento è che l’adenovirus di scimpanzè è diverso dai poxvirus (la categoria del virus del cosiddetto vaiolo delle scimmie). Dunque, non è possibile che il vaiolo delle scimmie – causato da un virus della famiglia dei poxvirus – sia collegato a un virus (tra l’altro reso innocuo) di un’altra tipologia. È vero che le notizie sulla diffusione di forme più aggressive di malattie sono sempre molto preoccupanti e, dopo due anni e mezzo di pandemia, destano sempre delle grandi afflizioni. Tuttavia, occorrerebbe limitare la disinformazione in materia e impedire accostamenti suggestionanti e complottistici come questo.