La polemica social sui banchi vuoti del Senato e la modifica dei posti a disposizione

Nella giornata di ieri sui social si è parlato dei banchi vuoti durante le votazioni, frutto però del taglio dei parlamentari. Rimane comunque da considerate che delle modifiche al numero di postazioni sono previste ma che devono ancora esserci

14/10/2022 di Ilaria Roncone

Nella mattinata di ieri – mentre erano in corso le votazioni per eleggere il presidente del Senato – sui social in molti hanno iniziato a tuonare con ira rispetto all’assenteismo considerati i molti banchi vuoti. Comprensibile, per chi non è addetto ai mestieri, incappare nell’errore: i banchi sono vuoti non per come è stato inteso da alcuni – che su Twitter hanno parlato di assenteisti voto presidente Senato dicendo «vergognoso» e «segnale di decadenza» – ma per via del fatto che c’è stato il famoso taglio dei parlamentari. La riforma costituzionale del 2019, infatti, ha portato i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 ma le aule sono rimaste capienti quanto prima, contando lo stesso numero di sedute.

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La questione degli assenteisti voto presidente Senato

Tra i tweet che hanno generato più interazioni c’è, senza ombra di dubbio, quello del giornalista Mario Lavia, anche lui caduto nell’errore. Sono tantissime le persone che, facendogli notare la cosa, hanno commentato un tweet che potrebbe aver contribuito a far credere che ci fosse qualcosa che non andava nel numero di banchi vuoti.

Sotto il tweet si è acceso un dibattito che, a tutt’ora, risulta essere ancora in corso. C’è anche chi, con nostalgia, fa riferimento ai banchi vuoti con la consapevolezza del fatto che vuol dire che – in Parlamento – c’è meno rappresentanza e questo è frutto del fatto che c’è un atteggiamento anti politica.

Ci sono state effettive modifiche alle sedute delle aule parlamentari?

Alcuni giornali hanno effettivamente parlato – come sostiene Lavia – di cambiamenti nella disposizione delle sedute considerato che il numero di membri è stato dimezzato. Qualcosa cambierà – come ha spiegato il questore Gregorio Fontana parlando con Adnkronos qualche settimana fa – parlando della Camera: «Dal punto di vista architettonico non cambierà nulla. Saranno disattivate le postazioni nell’arco superiore dell’emiciclo e alcune delle prime file in basso, nel primo anello. Tutte postazioni che non erano previste nel progetto originario del Basile. Le postazioni saranno disattivate e non tolte, perché bisognerà sempre garantire all’Aula una capienza sufficiente per eventuali sedute comuni del Parlamento».

Al Senato il principio che guiderà le modifiche sarà lo stesso – come ha chiarito il questore di Palazzo Madama, Antonio De Poli -: «La splendida struttura dell’aula non verrà toccata». L’assetto dei posti verrà regolato basandosi sul risultato elettorale; i senatori potranno accomodarsi a partire dalla seconda fila in alto, lasciando – di fatti – vuota la prima.

Postazioni da disattivare e non da togliere innanzitutto per vincoli architettonici legati alla storicità delle aule e poi perché potrebbero comunque rivelarsi necessarie in futuro e, come specificato, si tratta di lavori non strutturali ma di semplici disattivazioni che – oltretutto – non sono ancora avvenute poiché, come si legge nel pezzo di Today che cita l’intervista, si tratta di modifiche successive al 13 ottobre («Semplicemente il 13 ottobre, dopo le elezioni alla prima seduta della XIX legislatura, senatori e deputati staranno più larghi»).

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