Vi racconto il mercato della droga a San Basilio

In coda davanti al “distributore” che, anche se non dava benzina, forniva coca. In auto, magari col bambino in braccio, aspettando la “botta di vita” quotidiana. E’ questa la cartolina dal quartiere di San Basilio a Roma tra via Montegiorgio e via Pievebovigliana. Case popolari e campi che nascondono un giro da due milioni di euro l’anno. Lo spaccio della Capitale ha avuto il suo regno qui, finito ieri, dopo la retata dei carabinieri che ha portato a 18 arresti. Il market dello spaccio era organizzato con vedette, assistenti legali, turni da sei ore e giorni di riposo. A capo della banda, che garantiva anche un assegno mensile alle famiglie degli arrestati, c’erano due uomini P.M., 33 anni, “Er faciolo” e S.E., 32 anni, “Er fagocero”.

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L’OPERAZIONE – Sono 53, in totale, le persone fermate dai carabinieri di Roma nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Ombre” che ha portato a 18 ordinanze di custodia cautelare e perquisizioni nella Capitale, Rieti e Latina. Perquisiti oltre dieci locali tra Roma, Frascati, Rieti e Latina e sequestrate 11 vetture tra auto e motocicli. Le ordinanze sono state firmate dal gip Alessandro Arturi del Tribunale di Roma, sotto richiesta del pm Giuseppe Cascini. Ora sulla banda pende l’accusa di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope. “Ombre”, è questo il nome dell’operazione curata dai carabinieri della stazione di San Basilio, con indagini partite nel maggio 2011, dopo alcuni arresti in piazza. Quartiere, quello di San Basilio, dove la banda aveva “un vero e proprio mercato permanente di cocaina”.

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COME – Il gruppo era organizzato gerarchicamente e con ruoli ben definiti. Al lavoro, ogni giorno per 12 ore, dalle due del pomeriggio fino a notte fonda. Il controllo era massimo. “I due capi della gang avevano previsto tutto” precisano dal commissariato. “Ogni giorno, in tutte le strade di accesso al quartiere, venivano posizionate le “vedette””. Persone giovanissime, pagate mille euro al mese e suddivise in turni di “lavoro” da 6 ore. Il loro compito? Avvisare con parole precise l’arrivo e l’allontanamento delle pattuglie. Con un urlo, una frase, tutto il gruppo fermava in pochi secondi l’attività e riprendeva solo quando gli agenti erano andati via. Si spacciava in via Montegiorgio, Corinaldo e via Pievebovigliana. Le case popolari tra il numero 48 e il 50 facevano da scenario per lo scambio. Il pusher custodiva i pacchetti nei campi o dentro le palazzine. Se poi arrivava la polizia bastava bruciare tutto. nel bidone, tenuto acceso per tutto il turno. Prima si davano i contanti, poi il pusher si allontanava per prendere la dose dal nascondiglio e riportarla sul posto. Tutto veniva diviso in pacchetti piccoli: c’era chi spacciava quantitativi maggiori da 5 grammi, detti “mani”, e chi vendeva roba minore da 0,4, i cosiddetti “pezzi”.

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STRANEZZE – Dentro lo spaccio market tutto funzionava come un ufficio reale. Dalla pulizia della piazza a inizio turno, ai giorni di riposo settimanale, dalla pausa pranzo portata sul “lavoro” all’assistenza legale ed economica delle vedette in guai con la giustizia. Durante le nevicate dello scorso inverno, si arrivò perfino a discutere sullo stop dell’attività. “Il gruppo voleva sospendere le attività, il numero due della gang autorizza, ed il capo è stato costretto ad intervenire” raccontano dal commissariato.Le indagini, partite a maggio 2011, sono finite a giugno dello scorso anno. Sono 860 le persone controllate, 130 le dosi medie giornaliere piazzate ai clienti (50 mila totali): un business che fruttava 5 mila e 400 euro al giorno. Episodio clou il 24 aprile 2012: dopo un appostamento durato giorni, i militari di San Basilio individuano un campo dove, ben sotterrate, vengono rinvenute e sequestrate circa 1700 dosi pronte di cocaina e circa € 16.000 in contanti. L’11 febbraio finisce tutto: circa 100 carabinieri del Comando Provinciale di Roma, con elicottero e cani hanno circondato il quartiere, arrestando i primi 15. Altri tre arresti sono stati eseguiti a Roma Tor Vergata, Rieti e Latina, gli unici che finiranno ai domiciliari. Per tutti gli altri si apriranno le porte del carcere.

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