Confessioni private di una trans

Voler essere riconosciuta come una cittadina italiana a tutti gli effetti e non solo in quanto già dotata di passaporto. Efe Bal, “trans” proveniente dalla Turchia, da oltre un decennio in Italia e cittadina della Repubblica ormai da sette anni ha deciso una volta di più di venire allo scoperto esprimendo quello che per lei è un diritto, ovvero quello di pagare le tasse.

CAVALLO DI TROIA – Lo scorso 25 settembre ha pubblicato una pagina a colori sul Corriere della Sera, messaggio ripreso anche dal sito internet, nel quale in associazione alla sua proposta di contribuire alla fiscalità italiana pubblicizzava anche il suo libro, “Efe. Quello che i mariti non dicono”, con sottotitolo “Confessioni di una trans”. Un gesto necessario per esprimere il bisogno di esternare i propri sogni e desideri. Del resto, per sua stessa ammissione, una trans fa più notizia per gli uomini con cui è andata a letto, mentre non c’è mai posto per i suoi sogni e le sue riflessioni. E se anche il primo quotidiano d’Italia ha bisogno di un argomento “civetta” affinché vengano pubblicati quelli che sono gli appelli di una trans, vuol dire che davvero la società italiana non è ancora pronta a trattare quelle che sono le esigenze di una persona “transessuale”.

Efe, abbiamo visto che parlavi del tuo libro sul Corriere della Sera

No no, guarda che questo è uscito due anni e mezzo fa, ormai è roba vecchia.

E allora perché è stato pubblicizzato?

Ho dovuto usarlo perché altrimenti il Corriere della Sera non avrebbe mai dato spazio a quello che è il mio lamento, ovvero quello di poter pagare le tasse in quanto lavoratrice.

Allora il volume edito da Mondadori è stato un semplice mezzo?

Si, perché il messaggio che si nasconde è molto più bello e profondo. Corriere della Sera ha dovuto approvare questa pubblicità per via del contenuto per quanto non ci sia nessuna volgarità. Purtroppo io sono quello che sono, così come loro sono quello che sono.

Ma quindi quale sarebbe il tuo messaggio?

Ormai vediamo che in Italia non si contano più i ricchi che portano via denaro per non pagare le tasse. Io invece voglio fare il contrario, voglio pagare le tasse. Purtroppo il messaggio arrivato al pubblico si limita ad un libro vecchio di due anni e mezzo.

Sei pronta a pagare le tasse?

Si, e per questo mi sono tolta un peso dal cuore. Ormai a Milano e dintorni sono un personaggio conosciuto, ho condotto programmi, ho una mia visibilità. Parlando con queste persone mi davano della fortunata perché non sono sottoposta al controllo del fisco, ma questa non è una fortuna. Non sono certo una parassita come il personaggio dello spot anti evasione in tv.

Hai dovuto pagare per rendere pubblico il tuo sogno?

Si, ho rinunciato ad una vacanza, ad un paio di scarpe, a qualsiasi vizio per fare sentire questo mio bisogno. Sono nata in Turchia, vivo in Italia da 13 anni ed ho la cittadinanza da 7. ed nonostante si senta tutti i giorni parlare di pressione fiscale, di capitali tradotti all’estero, di evasioni di vario genere, io voglio dire chiaramente che sento la necessità, specie in questo momento, di pagare le tasse. Il mio è un messaggio di responsabilità e di buonsenso per il paese che amo. Oltretutto visto il fatto che conduco una vita normale e senza scandali.

Ne hai parlato con qualche rappresentante istituzionale?

No, e sinceramente mi sarei aspettata che questo mio messaggio potesse suscitare un interesse maggiore. Sono stata ospite a La Zanzara di Radio 24, altri giornalisti mi hanno contattato. Spero che sia arrivata l’unicità di questo mio messaggio, ma credo che forse è opportuno comprare un altro spazio o usare caratteri più grandi.

Cosa ti spinge nella tua battaglia?

Al di là dell’approvazione della Chiesa, non è che il nostro lavoro ci permette di andare in pensione. Non potrò fare questa vita per sempre, per questo ho definito il mio obiettivo “un sogno”. Come riferimento prendo sempre i gay. 50 anni fa l’omosessualità era un’eresia, oggi sembra una moda, tra architetti, avvocati ed altri professionisti fieramente gay. Oggi noi trans non siamo accettati. Chissà, tra cinquant’anni il nostro lavoro sarà visto come normale, senza discriminazioni, e potremmo anche pagare le tasse trovando un nostro posto nella società.
Quindi sogni che anche la politica prenda coscienza di questo tuo sogno?

Si, ma non solo per me. Mi piacerebbe che venissero studiati modi che ci permettano di pagare le tasse compatibilmente con quello che è il nostro lavoro. C’è gente come me che ama questo Paese e farebbe di tutto. Invece poi questo mio lamento viene interpretato come un modo facile per fare pubblicità ad un libro uscito oltre due anni fa.

In Europa cosa succede, il lavoro delle trans viene riconosciuto?

In Svizzera pagano le tasse. Vengono inquadrate come libere professioniste. Pagano in base a quello che è il loro guadagno annuo. Dopo qualche anno di attività viene riconosciuta loro anche la pensione. Adesso non so spiegare cosa preveda la legge, ma parlando con persone che fanno il mio stesso mestiere in quel Paese mi ha spiegato che funziona così e che vengono trattate come persone normali. Anche in Germania ed in Olanda funziona così. Però ti chiedo di dare spazio a questo mio appello personale…

Di che si tratta?

Sarò franca: no alle case chiuse.

Perché?

Perché il giorno stesso in cui verrebbero autorizzate, la criminalità organizzata prenderebbe possesso di questi luoghi. E non si tratta di idee personali. In Svizzera hanno chiuso diversi bordelli proprio a causa delle infiltrazioni mafiose. Al di là della mancanza d’igiene si rischia di avere a che fare con episodi di schiavitù.

Quindi ritieni che non sia un’esperienza valida per l’Italia?

No, i bordelli non sono fatti per questo Paese. Le autorità non riescono a controllare il flusso di clandestini e fanno fatica a tenere a bada i politici che portano via risorse allo Stato. Date queste premesse come farebbero a controllare cosa accade nella stanza da letto di una casa chiusa? Piuttosto che si possa confermare quello che è il nostro strumento principale di lavoro, ovvero il web, capace di garantire pulizia, discrezione e sicurezza, visto che lavoriamo a casa nostra.

Hai un’idea per regolamentare quella che è la tua professione?

Potremmo accogliere le forze dell’ordine a casa nostra per far visionare loro i nostri conti, oppure potremmo studiare l’utilizzo di una carta prepagata nella quale carichiamo quelle che sono le tasse mensili, potremmo parlare anche di 500 o 1000 euro. Così facendo potremmo coltivare il nostro diritto di vivere da persone normali come voi.

Persone normali come noi?

Certo. Una su tutte, potremmo chiedere un mutuo, un prestito per un viaggio. Per dirne una, quante persone conosci tra i tuoi amici che hanno comperato una casa in contanti? Oltretutto, con i controlli presenti oggi rischieresti di essere sepolto dalle domande vista la dote di contante in questione. No no, è una pazzia. Vorrei solo avere il mio posto, normale, in una società normale.

Parliamo ora del tuo cavallo di Troia, ovvero del libro del quale hai dovuto parlare per poter rendere pubblico il tuo sogno?

Si tratta di un libro commerciale edito da Mondadori che parla molto poco di me. La scrittrice che mi ha affiancato ha voluto essere l’Almodovar d’Italia, tanto che sono intervenuta in prima persona per ripulirlo dalle volgarità presenti.

Volgarità?

Certo, lei voleva fare un libro scandaloso, e quindi ha usato parole come scopare, montare, succhiare, cazzo, figa. Parole presenti in ogni pagina. Io le ho fatte togliere perché se tu fai l’amore con la tua compagna il giorno dopo non vai a dire al tuo migliore amico che l’hai montata, no? Gli dici che hai passato una bellissima serata. Certo, quando si parla di vita di una trans si usano questi termini, ma le ho detto che così non può uscire. In più il libro ha rischiato di non uscire visto che avevano deciso di non mettere una parte per me importante, ovvero l’ultima pagina dedicata al test dell’Hiv.

E come mai? 

Intanto voglio sottolineare che per me si tratta di una cosa molto bella ed importante. Io faccio il test due volte l’anno, visto il mio lavoro è fondamentale prendere certe precauzioni. Solo che non volevano metterla, allora sono stata chiarissima dicendo loro che non avrei firmato il volume, e senza firma non sarebbe potuto uscire. Peraltro era già tutto pronto, ed hanno dovuto ristampare con questa sezione per me importantissima.

Importantissima per quale motivo?

Nella prima pagina c’è scritto che ho fatto l’amore con tremila uomini. Uno naturalmente va a pensare che possa essere malata, no? Poi sembra una cifra astronomica, ma in fondo ogni mio rapporto dura al massimo 30 minuti.

 

Ma alla fine di cosa si parla?

Si tratta di una chiaccherata simile a quella che sto facendo con te nella quale spiego le diverse tipologie di clientela, tra giovani, anziani, pazzi, normali, monotoni. Non è un volume di fantascienza o un’opera alla Jackie Collins, ma si limita a parlare di ciò che faccio con i clienti, senza approfondire il discorso relativo a me, alla mia persona, al mio essere.

Altro che confessioni, quindi

Le mie idee ed i miei sogni rimangono sempre in secondo piano. Ogni volta che m’intervistano devo parlare sempre della storia delle tasse, la quale viene sempre interpretata come una battuta qualsiasi. Tutti vogliono sapere dei miei clienti, di quanto guadagno, di quali sono le mie frequentazioni, e sinceramente sono stufa. Voglio apparire normale e che le mie idee abbiano il giusto spazio. Invece questo non accade mai, ed è successo così anche nel libro. (Photocredit Twitter / Efe3000/ Milanotoday)

 

 

 

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