Benigni, cosa ha trasmesso la puntata di Report diffidata dall’attore

Benigni ha diffidato Report, ma la trasmissione di Rai 3 ha trasmesso ugualmente Che spettacolo, l’inchiesta sul cinema italiano al cui interno c’era una rivelazione su un progetto andato male dell’attore toscano. Report ha spiegato come lo Stato italiano abbia speso oltre un miliardo di euro negli ultimi cinque anni per finanziare il cinema del nostro Paese. Molti soldi, che però sono stati erogati a progetti cinematografici di dubbio valore culturale, come “Sapore di te” di Carlo Vanzina, “Amici miei – come tutto ebbe inizio” di Neri Parenti, e “Il ricco, il povero e il maggiordomo” di Aldo Giovanni e Giacomo. Anche il film di Checco Zalone “Cado dalle nubi” ha ricevuto un contributo vicino ai 2 milioni di euro. Una spesa che certo lascia perplessi, se si considera che il film, a differenza di altri andati male al botteghino, ha incassato oltre 14 milioni di euro. “Cado dalle nubi” era il primo film che ha lanciato la carriera cinematografica di Checco Zalone. Il noto attore Alessandro Gassman ha elogiato l’inchiesta di Report su Twitter, evidenziando di aver appreso molte cose che ignorava prima della trasmissione. Benigni Report Un commento positivo a Report era arrivato anche da Sabina Guzzanti, che su Twitter aveva espresso curiosità per la puntata diffidata da Roberto Benigni. Benigni Report

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Report ha evidenziato come il beneficio maggiore erogato dallo Stato al cinema sia distribuito attraverso un credito di imposta per chi finanzia la produzione dei film. Uno sconto fiscale del 40% che in questi anni è stato utilizzato prevalentemente da banche, alcune caratterizzate da molti problemi di gestione come Banca Monte dei Paschi e Popolare di Vicenza, sul punto di esser nazionalizzate. All’interno dell’inchiesta sul cinema italiana Report ha parlato anche della crisi degli studi di Cinecittà. La società responsabile degli studi di Roma ha generato una mole cospicua di debiti, oltre 30 milioni di euro, e ora potrebbe essere salvata grazie all’intervento pubblico. In questa parte dell’inchiesta Report ha parlato degli studi umbri di Papigno, vicino a Terni, dove Roberto Benigni ha realizzato alcuni suoi celebri film come La vita è bella. Secondo la trasmissione di Rai 3 l’attore toscano ha perso molti soldi in questo investimento – l’idea iniziale era di far diventare Papigno una nuova Cinecittà -, come ammesso da egli stesso. I legali di Benigni hanno però contestato a Report l’inesattezza della ricostruzione, diffidandoli così dal trasmettere la puntata invece andata regolarmente in onda.  Gli studi di Papigno avrebbero perso secondo Report 16 milioni di euro, una cifra che sarebbe sbagliata per gli avvocati del regista toscano. La società che aveva realizzato gli studi in Umbria, per cui a inizio degli anni 2000 lavoravano quasi 200 persone, è stata poi rilevata dalla stessa Cinecittà per evitare il fallimento. L’azione legale di Benigni e di sua moglie Nicoletta Braschi ha suscitato molte proteste sui social media, visto che in passato l’attore aveva sostenuto la stessa trasmissione dalle critiche mosse dal centrodestra di Silvio Berlusconi.

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