Milan, la lunga pena chiamata “Calciomercato”

24/06/2015 di Maghdi Abo Abia

Quando amici, familiari, colleghi mi scrivono «hai visto che il Milan ha acquistato “XXX”?» rispondo sempre con la stessa litania: «aspetta la firma sul contratto». Per questo mi sono preso nell’ordine del: disfattista, negativo, occasionale, anti-berlusconiano, interista. Che poi va bene tutto, ma l’ultima proprio no.

Milan
(Gettyimages)

Il problema è sempre lo stesso. Ormai da anni quando mettiamo insieme le parole “Milan” e “Calciomercato” siamo costretti ad assistere ad un copione che, trasportato in una dimensione teatrale, potrebbe benissimo essere figlio della mente di Eugene Ionesco. Il teatro dell’assurdo. Per tre mesi sentiamo parlare di blitz, di cene, di colazioni, di telefonate, di accordi, di detti, di non detti, ma alla fine i giocatori li prendono sempre gli altri. E non è che stiamo parlando di Leo Messi o di Cristiano Ronaldo. No. Ed è questo che lascia ancora più interdetti.

Geoffrey Kondogbia. L’ultimo sgarbo. Solito copione. Blitz a Montecarlo, cene, fotografie, sorrisi e strette di mano. E poi va all’Inter per 35 milioni di euro più 5 di bonus. Un giocatore rappresentato dalla Doyen Sports che secondo la vulgata da tifosi doveva essere alleata della società rossonera, società rossonera che sembra abbia rifiutato Mandzukic per non pagarlo 18 milioni (E ne vuoi dare 35 al Monaco?) all’Atletico Madrid, soldi che i Colchoneros una volta presi dalla Juventus utilizzeranno per acquistare un altro che era dato quantomeno vicino a Milanello: Jackson Martinez.

Che poi, Kondogbia. In una squadra che già può contare su Nigel De Jong (potrebbe rinnovare, chissà) e Poli. Ci chiederemmo chi costruisce gioco. Muntari, che si è auto-escluso ad aprile 2015 ma che potrebbe anche rimanere? Il redivivo Boateng? E non dimentichiamoci che stiamo parlando di 40 milioni di euro, mica pochi per un giocatore che al momento deve ancora dimostrare tantissimo. Ma vabbè, è andato altrove come Jackson Martinez. E siamo a tre. Come dimenticare Carlos Tevez. Cene, foto, sorrisi e strette di mano. Poi non se ne fece più niente perché Pato, almeno secondo la vulgata ufficiale, rifiutò il trasferimento al Psg per 30 milioni di euro. E Galliani disse addio ad un affare con il Manchester City che verteva su una richiesta del prestito gratuito dell’attaccante argentino, con obbligo di riscatto a 25 milioni più 3 di bonus.

Era il 12 gennaio 2012. Passa un anno e mezzo ed il 26 giugno Carlos Tevez sbarca a Torino, sponda Juventus, a 12 milioni, dei quali tre di bonus. In sostanza 9 milioni di euro. E l’Apache appena arrivato a Caselle ha detto: «La Juve è stata la società che mi ha voluto più del Milan». Il solito copione. Ed a proposito di copioni, come dimenticare la gag del “99 per cento”? 14 agosto 2014: “Balotelli resta al 99,8 per cento” e poi va al Liverpool. Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic: “Restano al 99,99 per cento”. Era il 4 giugno 2012. A settembre giocavano in Francia. Kakà: Resta al 99,99 per cento. E se ne va pure lui. Ancelotti, nel 2009: resta al 99,99 per cento. Ciao anche a Carletto.

Eh, la stella del Condor, così viene chiamato Adriano Galliani, ultimamente appare un po’ appannata. Bei tempi quando portava a casa gente del calibro di Shevchenko, Kakà, Zvonimir Boban, Frankie Rijkaard, Patrick Vieria, Yohann Gourcouff (se ve lo ricordate in Milan-Aek Atene vi chiederete cosa è successo ad uno che era uguale a Kakà). Ah no, scusate, questi erano gli acquisti di Ariedo Braida, ora nuovo Ds internazionale per il Barcellona. Allora bei tempi quando portava a casa gente del calibro di Dejan Savicevic, Rivaldo, Manuel Rui Costa, Ronaldinho e metteva in panchina persone come Arrigo Sacchi e Fabio Capello. Ah no, scusate, quello è Silvio Berlusconi.

Allora i colpi di Adriano Galliani quali sono stati? Lehmann? Taibi? Montelongo? Onyewu? Senderos? Beloufa? Smoje? Taiwo? Ziege? Esajas? Pablo Garcia? Umit? Cardacio? Traoré? Aliyu? Adiyiah? Ricardo Oliveira? O gli ultimi ricordati da Xavier Jacobelli? Birsa, Constant, Didac Vilà, Essien, Gabriel, Muntari, Nocerino, Rami, Salamon, Vergara, Zapata. O qualche altro nome garantito da Ernesto Bronzetti o Mino Raiola che tanto qualcuno buono per Milanello ce l’hanno sempre. Certo, ci sono giocatori che hanno un posto giusto nell’immaginario del Milan. Al di là di Balotelli non dimentichiamoci di gente come Montolivo, Bojan, Cassano, Pazzini, Honda, Mexes, Matri, Saponara, Beckham, Ibrahimovic, Boateng e Robinho, tutti ragazzi che a vario titolo hanno patito o esaltato l’ambiente Milan. E non dimentichiamoci anche che Braida, tra i tanti craques, ha trovato anche gente del calibro di Christophe Dugarry, Winston Bogarde, Felipe Mattioni, Leandro Grimi.

Il calciomercato non va d’accordo con il Milan ed il Milan non va d’accordo con il calciomercato. Ormai è assodato. I tifosi sognano ma la proprietà non sembra in grado di dare soddisfazioni (prima i fondi disponibili erano 120 milioni, ora sono 75, domani chissà) e più che qualche titolo ad effetto di giornali compiacenti non si ottiene. Ad esempio, al momento il Milan ha rinnovato ad Abate ed ha preso Rodrigo Ely dall’Avellino. E chi è il procuratore di Ely? Mino Raiola. Un caso? Chissà. Intanto preoccupiamoci dei veri colpi della società. Ganso e Luis Fabiano. Li inseguiamo da almeno 5 anni, sarà il momento giusto?

 

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