Barletta, quando il capo Ultras deve vendere la società

Non esiste solo il Parma. Il calcio nostrano è in grande difficoltà e se la storia dei ducali, una delle squadre più importanti dell’ultimo ventennio, sta catalizzando l’attenzione degli appassionati, in altre piazze più piccole la situazione è altrettanto grave, seppure non goda delle attenzioni del grande pubblico. E dopo Monza ora tocca a Barletta, dove la squadra locale, attualmente nona nel girone C di Lega Pro, rischia grosso a causa di un dissesto finanziario che ha portato alle dimissioni del Presidente, Giuseppe Perpignano, imprenditore genovese impegnato nel ramo immobiliare, alla guida la scorsa stagione del Rapallo Bogliasco.

Anche qui, come a Parma, il termine ultimo per una risposta a città e tifosi era il 16 febbraio, data entro cui le società di calcio devono saldare stipendi ed emolumenti relativi al bimestre novembre-dicembre. A quanto pare sono stati pagati gli stipendi di novembre solo a 15 tesserati su 28, senza alcun emolumento. Questo ha spinto i tifosi a chiedere un passo indietro alla proprietà. E dopo una serie di trattative durate tutto il giorno il Presidente, Giuseppe Perpignano, ha dato le dimissioni chieste dai tifosi che l’hanno raggiunto nella sua abitazione. I tifosi, secondo quanto riportato dall’Ansa, avrebbero poi accompagnato il proprietario dal Notaio con l’affidamento, con regolare atto notarile, di una procura della durata di sei mesi necessaria per la ricerca di un compratore, procura intestata al capo della tifoseria locale, Donato Fanelli, membro del «Gruppo erotico 1987».

Prima di giungere a conclusioni affrettate, è giusto approfondire quanto accaduto negli ultimi mesi. Come riporta Barlettaviva.it, la società non è riuscita a pagare gli stipendi per il bimestre novembre-dicembre ed ha ancora in sospeso i contributi arretrati risalenti a settembre e ottobre. Il 28 dicembre, prosegue Barletta Sport, arrivò la notizia del saldo degli stipendi. Troppo tardi però per evitare una penalizzazione di due punti comminata dall’autorità sportiva per irregolarità, la prima penalizzazione in 90 anni di storia del sodalizio biancorosso.

La situazione non era però risolta. A dimostrarlo la conferenza stampa convocata da Perpignano il 3 gennaio. In questa parlò dei due punti di penalizzazione definendoli un “bene per la società” ed aggiungendo che la cessione del giocatore più forte della squadra, Floriano, avrebbe protetto il Barletta in futuro. Parlando di cifre, il Presidente spiegò che la somma da pagare a febbraio non ammontava a 700.000 euro e, con il costo di 100.000 euro del calciatore passato al Pisa più un bonus da 40.000 euro in caso di promozione in B della squadra toscana avrebbe sistemato le cose.

Perpignano nella sua conferenza stampa disse di aver ottenuto la fidejussione per l’iscrizione al Campionato tre giorni dopo l’acquisto, aggiungendo che in una riunione di Lega a Roma vennero preventivate entrate per circa 220 mila euro. Al Barletta giunsero invece 43.000 euro, e concluse dicendo di aver pagato uno stipendio e mezzo ai calciatori. In quell’occasione il Presidente aggiunse che il 16 febbraio non ci sarebbero stati problemi improvvisi e che la squadra si sarebbe salvata, ribadendo di aver preso i due punti volontariamente per ottenere benefici per il Barletta. Perpignano chiuse l’intervista dicendo che per il 16 febbraio i soldi sarebbero arrivati in quanto non ci sarebbero state mancate entrate come accaduto a dicembre e che avrebbe messo a disposizione delle quote della società in vendita.

Invece, prosegue Barletta Sport, nell’ultimo giorno utile per pagare le pendenze di novembre-dicembre è accaduto ciò che pochi potevano ipotizzare. I tifosi sono andati a casa di Perpignano per chiedere le dimissioni ottenendo una procura per Donato Fanelli, delegato alla cessione della società. Tale mandato vincola il procuratore ad una trattativa con un eventuale subentrante che deve passare dall’imprimatur della venditore. In sostanza il Presidente ha diritto di veto in un’eventuale passaggio di consegne.

E dire che la piazza aveva accolto con calore Perpignano. Kaleidoweb riporta le sue parole, datate 21 maggio, giorno in cui rilevò la società da Roberto Tatò:

Amo troppo il calcio e ho realizzato il sogno di guidare una società in un campionato professionistico. Quest’anno ho sfiorato la promozione in Prima Divisione con la mia squadra, il Rapallo Bogliasco eliminata ai play off. Quindi, comunque, avevo già intenzione di ripartire dalla Lega Pro. Grazie al Barletta ho potuto coronare il mio sogno. Per il Barletta, una società solida dal punto di vista economico e senza un centesimo di debito, avrei percorso anche 2 mila chilometri. I tifosi barlettani possono stare tranquilli, perché oltre ad essere una persona seria ho una voglia matta di riuscire ad affermarmi nel calcio. L’entusiasmo dei barlettani mi ha colpito particolarmente ed è coinvolgente. L’obiettivo per la prossima stagione? Mantenere la categoria – dichiara il nuovo patron – e vedere la squadra giocare un bel calcio. Poi nella vita non si sa mai…!

E la squadra? Il Barletta è nono in classifica a 35 punti con dieci lunghezze di vantaggio sul trittico composto da Cosenza, Melfi e Messina, in zona playout. La squadra biancorossa, con la vittoria in trasferta contro il Savoia ha inoltre inanellato l’undicesimo risultato utile consecutivo, record storico per la compagine pugliese. A questi punti ne vanno tolti sei, due della penalizzazione annunciata in precedenza e quattro per le pendenze non rispettate il 16 febbraio. I tifosi hanno accolto la squadra al campo Cosimo Puttilli con un lungo applauso. Il loro l’hanno fatto. I tifosi hanno fatto sentire la propria voce ed ora toccherà a questi ultimi trovare un modo per salvare il Barletta.

(Photocredit copertina Cafaro Gerardo/LaPresse)

 

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