STAZIONE E DEGRADO: LA VERGOGNA DI TERMINI – VIDEO

Stazione Termini può essere considerata la porta principale che si affaccia su Roma. La prima cosa che vedono turisti e viaggiatori quando arrivano nella Capitale. Il biglietto da visita di una metropoli ma anche di un intero paese, considerando che i suoi 150milioni di passeggeri l’anno ne fanno la prima stazione d’Italia per volumi di traffico. Capolinea di molte storie e cammini diversi ma anche e soprattutto il capolinea del degrado che certo non aiuta a dare della nostra città una immagine positiva. Di giorno un suk abusivo, di notte un dormitorio a cielo aperto. Un turista, un uomo d’affari che scende dai binari si trova a dover ad affrontare ogni metro qualcuno che chiede soldi, a schivare corpi inermi addormentati, a passare sopra materassi abbandonati, sporcizia e resti di ogni tipo. Una città dentro la città. Crocevia di pendolari e viaggiatori, di businessman e vacanzieri che scivolano via nelle pieghe di una realtà da terzo mondo. Attraversare via Marsala, via Giolitti, piazza dei Cinquecento, via Amendola, via Manin vuol dire essere catapultati in una vita parallela che tutti, amministrazione compresa, fanno finta di non vedere.

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DEGRADO TERMINI: TRA LAVORI PRECARI E UN TETTO IN MEZZO ALLA STRADA – Coperti dai cartoni, clochard di tutte le nazionalità, ogni giorno a centinaia trovano rifugio a Termini accartocciati in ogni angolo utile a dare riparo. Vengono dall’Africa, dall’Est europeo ma sono sempre di più gli italiani con problemi di droga, alcool e semplicemente perché non hanno nessuno a cui chiedere aiuto. Hanno paura, sono sospettosi, non si fidano di nessuno. Come la storia di due italiani tra lavori precari e un tetto per la strada. «Io non ho più nessuno», spiega una donna.

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DEGRADO TERMINI: IL RACCONTO DEL PARROCCO – E nessuno li aiuta. Molti di loro si rivolgono alla parrocchia del Sacro Cuore di Gesù fondata da Don Bosco oggi attiva nell’assistenza in strada dei più poveri. Una parrocchia di frontiera nel pieno centro di Roma dove ogni giovedì sera, Don Valerio Albensi, porta cestini con dentro viveri ed acqua a un esercito di invisibili. Trecento in tutto, qualche anno fa erano almeno la metà. A rivolgersi alla chiesa sono stranieri ma anche molti italiani. La metà quasi. Provengono da Roma come da ogni parte d’Italia sono ex liberi professionisti, dipendenti che hanno perso il lavoro. Non hanno famiglie alle spalle e quasi tutti sono divorziati. Una condizione questa che pone molti uomini sull’orlo del baratro. La crisi economica ci mette del suo ma l’assenza cronica delle istituzioni fa il resto. La mancanza di alloggi e sostegno costringe chi è difficoltà a vivere in strada, agli angoli dei marciapiedi dove tutto diventa possibile. Anche urinare in pieno giorno, lasciare escrementi che poi gli operatori dell’Ama sono costretti a ripulire. Un corto circuito che costringe la stazione al degrado e i residenti a vivere nella paura.

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(videoinchiesta a cura di G.R./Alanews)

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