Khalid Chaouki: È arrivato il momento di reagire, la comunità musulmana scenda in piazza

Di Khalid Chaouki

Quest’arma non è una religione. I kalashnikov usati ieri dagli assassini contro la redazione di Charlie Hebdo non sono espressione dell’Islam; la violenza, il dolore e la paura non sono parte della nostra fede e non ci appartengono.

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È arrivato davvero il momento di reagire, non dobbiamo dare segnali di paura o cedimento. Per questo, già da ieri, ho invitato la comunità musulmana italiana ed europea ad alzare la voce contro questa strategia del terrore, a scendere in piazza e manifestare, senza se e senza ma, contro chi usa le armi per attaccare i simboli della libertà. Tutti i musulmani devono compiere uno sforzo in più rispetto a quelli profusi in passato, perché stavolta davvero non non possiamo lasciare spazi all’ambiguità. Not in my name, non nel nostro nome!

Per noi che siamo e saremo sempre cittadini del mondo, perché animati dai valori di democrazia, di libertà e di fratellanza la libertà d’espressione non è negoziabile, è anzi una bandiera da tenere sempre alta, ribadendo che nessuna fede tollera la violenza, che non si può uccidere nel nome di nessun dio.

Ora la politica deve rilanciare con forza un progetto nazionale per rinsaldare la convivenza pacifica nel nostro Paese, fondata su un patto virtuoso tra i cittadini che, al di là delle differenze si sentano parte integrante di un’unica comunità nazionale.
Il modello francese ci ha insegnato che isolare e ghettizzare non è certamente la strategia giusta, che le banlieue negli anni hanno nutrito un odio profondo tra i “nuovi cittadini” francesi ora difficile da estirpare.

L’Italia deve invece ripartire dalle scuole, puntare sull’educazione al rispetto e alla diversità dei nostri cittadini più giovani, degli adulti di domani, dobbiamo moltiplicare le occasioni di incontro, di conoscenza, di dialogo interreligioso. Questo 2015 è iniziato sotto il segno della paura e della violenza, dobbiamo quindi lavorare per un’inversione di marcia, a partire da un dialogo istituzionale tra lo Stato e la minoranza musulmana. Per troppo tempo si è tergiversato, per responsabilità diffuse, di fronte alle necessità di predisporre un quadro giuridico bene definito, come sancito nella Costituzione, nel rapporto con i musulmani.

Le manifestazioni di queste ore posso essere, pur nel dolore del momento, una preziosa occasione per rilanciare un futuro di pace con i musulmani di casa nostra.

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