Sydney: ostaggi in fuga dopo il blitz, tre morti

15/12/2014 di Boris Sollazzo

21.12 (07.12 ora locale): l’Iran condanna l’azione di Man Haron Monis, l’uomo che dopo aver ottenuto asilo in Australia nel 1996, ha preso in ostaggio 17 persone: «Intraprendere azioni così inumane e causare paura e panico nel nome dell’Islam misericordioso non è in alcun modo giustificabile», ha dichiarato il portvaoce del ministero degli Esteri Marzieh Afkham.

19.43 (05.43 ora locale): la polizia ha confermato che vi sono stati tra morti. L’uomo di 50 anni che ha tenuto le persone in ostaggio è morto in ospedale dopo il confronto a fuoco con la polzia. Un uomo di 34 anni e una donna di 38 anni che si trovavano dagli ostaggi, sono stati colpiti da colpi d’arma da fuoco e in seguito morti. Due donne sono state trasportate in ospedale con ferite non letali, mentre un’altra donna è stata medicata in ospedale per curare una ferita da arma da fuoco alla spalla.

19.28 (05.28 ora locale): gli agenti di polizia hanno stabilito che la zona rossa intorno al luogo del sequestro continuerà ad essere off limits anche questa mattina.

19.22 (05.22 ora locale): gli specialsti dell’ospedale St. Vincent di Sydney sono all’opera per curare le persone ferite. Le forse dell’ordine stanno proteggendo la provacy delle persone trasportate nella struttura tendendo un telo bianco davanti ai portelloni delle ambulanze in arrivo.

18.33 (4.33 ora locale): la polizia locale di Sidney ha confermato che la situazione di rischio è finita e che terrà una conferenza stampa alle 5 (ora locale).

18.16 (04.16 ora locale): anche se non vi sono ancora conferme ufficiali riguardanti morti o feriti, secondo quanto riportato dal Guardian una donna 40 enne sarebbe stata ricoverata in ospedale con un ferita d’arma da fuoco alla gamba.

17.45 (03.45 ora locale): il giornalista Bill Code ha pubblicato un video che mostra l’intervento dei sanitari alla fine del blitz della polizia:

 

 

17. 38 (03.38 ora locale): per ora forze dell’ordine e autorità ospedaliere non hanno rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale riguardante morti o feriti, anche se il sito dell’emittente australiana Sky Nesw scrive che i morti nel blitz della polizia sarebbero due, tra i quali vi sarebbe anche il sequestratore di origine iraniana.

17.19 (03.19 ora locale): il giornale britannico The Guardian riporta il video girato dal giornalista Bill Code che riprende gli ostaggi mentre scappano dal Lindt Cafè.

 

 

17.08 (03.08 ora locale): secondo quanto riportato dal Guardian, Man Haron Monis, l’uomo che ha tenuto in ostaggio decine di persone a Sydney, sarebbe stato accusato più volte di molestie sessuali. Monis, che viene chiamato anche come Mohammad Hassan Manteghi and Manteghi Boroujerdi. in passato aveva spedito lettere incredibilmente offensive ai parenti dei soldati australiani vittime del terrorismo. L’uomo è anche stato accusato di aver ucciso l’ex moglie a colpi di pugnale

16.51 (02.51 ora locale): si è concluso l’ultimo blitz della polizia nel Lind Chocolate Cate di Martin Place, Sydney, il 50enne predicatore iraniano-australiano Man haron Monis da circa 17 ore tiene in ostaggio alcune decine di clienti del locale. L’irruzione degli agenti ha consentito la liberazione di 5 o 6 persone, che si aggiungono alle 5 persone che avevano già abbandonato il locale in mattinata, a poche ore dall’assalto. La polizia comunque non ha ancora confermato per il momento la presenza di morti o feriti, ma ha riferito di aver aperto il fuoco. La britannica Sky News parla di quattro feriti portati via in barella.

16.38 (02.38 ora locale): ecco le immagini della fuga di un piccolo gruppo di ostaggi. Si dice siano riusciti a scappare dopo il blitz delle forze di polizia 5 o 6 persone bloccate dal sequestratore Man Haron Monis nella caffetteria Lindt da ben 16 ore. Poche ore dopo l’assalto del predicatore erano riusciti ad allontanarsi dal locale 5 persone.

 

     

 

16.23 (02.23 ora locale): sarebbero riusciti a fuggire altri sei ostaggi. Dall’inizio del sequestro erano riuscite a fuggire dal locale 5 persone. 

16.21 (02.21 ora locale): a quanto pare un intervento delle teste di cuoio ha messo gli ostaggi in fuga. La polizia è nel locale. Dopo un assedio durato 16 ore.  

16.20 (02.20 ora locale): si vede qualche ostaggio uscire accompagnato dagli agenti. Presto si capirà quanto accaduto nel locale.    

 

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16.18 (02.18 ora locale): si sentono colpi di arma da fuoco provenienti dalla caffetteria e suona un allarme. Probabile che sia arrivato il momento dell’intervento delle forze antiterrorismo. Ma non ci sono notizie ufficiali.  

16.10 (02.10 ora locale): il sequestratore 50enne Man Haron Monis, figura controversa, è nato in Iran come Manteghi Bourjerdi. Nel 2013 si è parlato di lui quando si è dichiarato colpevole per l’invio di lettere alle famiglie dei militari morti australiani, missive nella quali definiva i soldati «assassini» e assassini di bambini. Man Haron Monis è stato condannato a 300 ore di servizi sociali. Ma i media australiani in queste ore ricordano anche che di recente l’uomo è stato anche accusato di decine di conti di violenza sessuale mentre lavorava come «guaritore spirituale» e che sarebbe stato legato al brutale assassinio di un ex-moglie. Un sito che sembra vicino a Monis, probabilmente realizzato dai suoi sostenitori, afferma che le accuse contro il predicatore sono «in realtà casi politici contro questo attivista musulmano, e non veri casi di crimine». Il sito sostiene che Monis «non è un membro di alcuna organizzazione o partito» e che «sostiene i suoi fratelli musulmani e sorelle… e promuove la pace».  

15.39 (01.39 ora locale): come si legge sui siti d’informazione stranieri, Man Haron Monis è un precdicatore iraniano-australiano con precedenti penali ma nessun collegamento conosciuto con gruppi estremisti. Si è trasferito in Australia dall’Iran nel 1996. È conosciuto per essere un sedicente sceicco e ma anche un consigliere spirituale e astrologo. Un passato, insomma, che lo configura più come un lupo solitario che come vero e proprio membro di organizzazione terroristisca. Il sequestratore di Martin Place è stato accusato nel 2013 del brutale omicidio della sua ex moglie, accoltellata e data alle fiamme. È stato anche condannato per violenza sessuale. Man Haron Moris complessivamente sarebbe stato accusato di 50 violenze sessuali compiute su donne nell’ambito della sua attività di ‘guaritore spirituale’.  

 

   

 

15.26 (01.26 ora locale): questo è un video, caricato quattro anni fa sul canale YouTube della australiana Abc, in cui Man Haron Monis legge una delle lettere minacciose ai familiari dei soldati australiani uccisi in Afghanistan. I media sostengono che Man Haron Monis avrebbe in passato compiuto violenza su diverse donne.

 

 

 

15.26 (01.26 ora locale): ecco le foto di Rob Griffith (AP Photo) da archivio LaPresse:

 

Ostaggi in un bar a Sydney,esposta bandiera islamica  

 

 

15.12 (01.12 ora locale): Svelata l’identità del sequestratore di Martin Place a Sydney. Si tratta di un 50enne di origini iraniane già noto alle forze dell’ordine. Secondo fonti di polizia riprese dai media australiani l’uomo sarebbe Man Haron Monis, già noto alle forze di sicurezza per aver scritto lettere minacciose alle famiglie dei soldati australiani uccisi in Afghanistan.

14.38 (00.38 ora locale): la bandiera esposta non è una bandiera dell’Isis, ma riporta alcune scritte che inneggiano all’Islam. Non si conosce cosa vuole il sequestratore. Finora parlando con i negoziatori ha chiesto di parlare con il negoziatore di parlare con il premier australiano Abbott. Non è nota l’identità dell’uomo ma si sa che è in passato stato coinvolto in casi di terrorismo ma comunque di estremismo. L’uomo è australiano origini mediorientali. È stato chiarito che i cinque ostaggi non sono stati rilasciati, ma fuggiti dal locale. Tra loro anche due dipendenti. L’assalitore è sicuramente in possesso di un fucile a pompa. Le autorità stanno affrontando il caso come un vero e proprio caso di terrorismo. Ancora incerto il numero degli ostaggi. Qualcuno parla di quindici persone trattenute, altri di alcune decine.

 

Ostaggi in un bar a Sydney,esposta bandiera islamica(Foto da archivio LaPresse: AP Photo / Rob Griffith)

 

14.36 (00.36 ora locale): la situazione a Martin Palce è ancora tutta da chiarire. Nel cuore fnanziario di Sydney dove si trovano anche un ufficio della Banca Mondiale e diverse banche commerciali, a seguire prima di tutti l’assalto alla caffetteria è stata l’emittente Chennel 7, ch ha sede poco distante dal locale. I media hanno avuto un ruolo centrale nella vicenda. Innanzitutto è stata proprio Chennel Seven a diffondere un fotogramma del sequestratore che tiene bloccati alcune decine di ostaggi nel Lindt Chocolate Cafe, uomo già identificato dalla polizia. E i media hanno anche accolto l’invito della polizia a non rivelare l’identità dell’uomo. Le tv locali sarebbero anche in possesso di un filmato del sequestratore.  

12.42 (22.42 ora locale): l’assalto dell’uomo armato alla caffetteria-pasticceria Lindt Chocolate Cafe di Martin Place, cuore finanziario ed area commerciale di Sydney è avvenuto alle 9.45 locali di ieri (le 23.34 in Italia). L’assalitore ha preso in ostaggio sia alcuni dipendenti del locale che clienti facendo immediatamente scattare l’allerta. Le autorità e le forze di polizia hanno dunque ordinato lo sgombero di alcuni locali vicini, compreso il teatro dell’opera. Sono stati fermati treni e autobus. Centinaia di agenti delle forze speciali si sono schierati a pochi metri dalla cioccolateria. Dal momento del assalto sono riusciti a sfuggire al sequestratore 5 ostaggi, ma non è chiaro se sono stati liberati o sono scappati di propria volontà. Sarebbero circa 15 al momento le persone ancora bloccate. La polizia sta chiedendo ai media di non diffondere informazioni sull’identità dell’uomo, che sarebbe comunque stato identificato. Secondo quanto riferito dai portavoce degli agenti con l’assalitore sarebbe in atto una negoziazione che ha l’obiettivo di trarre in salvo senza rischi le persone bloccate all’interno del bar. Dopo l’assalto l’uomo armato ha costretto gli ostaggi a restare con le mani alzate (la scena è stata visibile anche ai testimoni all’esterno del locale) e ha poi issato una bandiera nera con una scritta in arabo inneggiante all’Islam ( «Non c’è Dio più grande di Allah e Maometto è il suo profeta»). Il sequestratore ha con sè un fucile da caccia, forse un machete ed esplosivi. L’uomo avrebbe anche parlato telefonicamente con un conduttore radiofonico locale, che si sarebbe però rifiutato di mandarlo in onda in diretta. Oltre a voler parlare con il premier australiano Abbott, l’assalitore avrebbe chiesto una bandiera dell’Isis. L’uomo ha detto che Abbott conosce «molto bene» le ragioni dell’assedio al bar. Due radio locali e due emittenti tv avrebbero ricevuto telefonate da alcuni ostaggi per conto del sequestratore.

12.01 (22.01 ora locale): immagini di Mark Metcalfe da archivio Getty Images:

 

Police Hostage Situation Developing In Sydney  

 

 

11.48 (21.48 ora locale): ecco alcune foto di Don Arnold dall’archivio Getty Images relative alla fuga di alcuni ostaggi:  

 

Police Hostage Situation Developing In Sydney    

 

 

11.14 (21.14 ora locale): secondo i reporter australiani sono circa 15 le persone rimaste ostaggio dell’uomo armato nella caffetteria-pasticceria di Martin Place, nel cuore della città di Sydney. Tra loro, sia persone anziane che giovani, sia uomini che donne. Fortunatamente nessun bambino. Qualcuno avrebbe visto consegnare agli ostaggi degli alimenti. Si tratta di un piccolo segnale di umanità che lascia ben sperare per le possibilità di salvare tutte le persone bloccate nel locale Lindt.  

11.09 (21.09 ora locale): la Abc riporta che alcune moschee, sinagoghe e chiese stanno tenendo veglie di preghiera, a Sydney e in altre città australiane, per quanto accaduto. Il Gran Mufti d’Australia, Ibrahim Abu Mohamed, ha affermato che la comunità musulmana è «devastata».

 

AUSTRALIA-SIEGE-CONFLICT-HOSTAGES(Foto di William West da archivio Getty Images)  

 

11.07 (21.07 ora locale): la Abc conferma che la polizia sta negoziando con il sequestratore. «Abbiamo i migliori negoziatori del mondo e stiamo lavorando per assicurarci che nessuno sia ferito», ha fatto sapere il vice capo della polizia del New South Wales Catherine Burn. La polizia non ha comunque chiarito se i cinque ostaggi fuggiti dal locale Lindt Chocolate Cafe siano scappati o siano stati rilasciati. La polizia avrebbe chiesto ai media contattati dal sequestratore di non trasmettere dettagli sull’identità dell’uomo (che comunque sarebbe già stato dientificato). Andrew Scipione, commissario della polizia del Nuovo Galles del Sud ha ribadito che il principale delle forze dell’ordine è quello di salvare le persone intrappolate.

10.34 (20.34 ora locale): «Lavoriamo e continueremo a lavorare affinché ci sia sicurezza nell’edificio», fanno sapere le autorità. Ecco le immagini da Google Maps del locale in cui è avvenuto l’assalto:

 

sidney assalto ostaggi 1  

 

 

9.50 (19.50 ora locale): sono due le radio locali e due le emittenti televisive che hanno ricevuto telefonate da alcuni ostaggi. A quanto si apprende le telefonate sarebbero state effettuate per conto del sequestratore. L’uomo (del quale è stato trasmesso un fotogramma in tv) avrebbe anche parlato al telefono con un conduttore radiofonico locale, che si sarebbe però rifiutato di mandarlo in onda in diretta. Oltre a voler parlare con il premier Abbott (come detto in precedenza), l’assalitore avrebbe chiesto una bandiera dell’Isis. Secondo il sequestratore, infine, Abbott conosce «molto bene» le ragioni dell’assedio al bar.

9.41 (19.41 ora locale): le ultime notizie che giungono da Martin Place, dal cuore di Sidney, parlano di oltre dieci persone bloccate dall’assalitore all’interno del caffè-pasticceria. Sono complessivamente cinque le persone in queste ore riuscite a fuggire dal sequestratore. Secondo testimoni l’uomo (che ha issato una bandiera nera con una scritta bianca inneggiante all’Islam, «Non c’è Dio più grande di Allah e Maometto è il suo profeta») avrebbe piazzato quattro ordigni, due all’interno della struttura e due all’esterno. Le forze speciali della polizia provano a controllare la situazione a pochi metri di distanza dal locale. Alcune persone sarebbero state utilizzate dal sequestratore come scudo umano. Le autorità australiane hanno fin da subito bloccato il traffico nell’area ed ordinato l’evacuazione del teatro dell’opera, l’Opera House. L’area ospita anche la Banca d’Australia, altre banche commerciali e il parlamento del Nuovo Galles del sud (New South Wales).

 

9.02 (19.02 ora locale): il numero degli ostaggi bloccati dal sequestratore a Martin Place non è ancora chiaro. Inizialmente si era parlato di 13 persone. Ora di una ventina (quelle rilasciate sono cinque). A quanto si apprende il sequestratore avrebbe in queste ore chiesto di parlare con il premier Tony Abbott.

 

Le immagini da YouTube dell’intervento della polizia e della fuga di alcuni ostaggi:

 

8.59 (18.59 ora locale): in un tweet dal suo account ufficila il premier britannico David Cameron si dice vicino alle persone coinvolte nell’assalto alla caffetteria-pasticceria nel centro di Sydney. Il primo ministro australiano Tony Abbott, intanto, ha subito convocato il Comitato di sicurezza nazionale, riunendo i componenti del suo governo e i consiglieri della sicurezza. «Si tratta evidentemente di un avvenimento inquietante – ha affermato il premier – ma tutti gli australiani devono essere rassicurati sul fatto che le forze dell’ordine e della sicurezza sono ben addestrate e agiscono in maniera professionale».

8.47 (18.47 ora locale): in queste ore alcuni ostaggi parlando con l’emittente tv Channel 10 avrebbero raccontato di di 4 ordigni piazzati dall’assalitore, due proprio nel locale in cui si trova con gli ostaggi, altri due all’esterno.

 

La diretta di una tv australiana:

 

 

8.24 (18.24 ora locale): per alcune ora si è pensato alla presenza nel caffè-pasticceria di più sequestratori e di azione terroristica. Più avanti l’ipotesi dell’azione di un gruppo terroristico si è indebolita. Il capo della polizia dello Stato del New South Wales, Andrew Scipione, ha dichiarato: «Posso confermare che c’è un solo uomo armato nell’edificio che detiene un numero imprecisato di ostaggi».

8.09 (18.05 ora locale): un italiano che vive e lavora nei pressi di Martin Place a SkyTg24 racconta che la polizia ha chiesto alle persone presenti nell’area di rimanere negli uffici e di uscire solo per andare a casa. Le tv locali australiane dicono che le autorità di polizia hanno avuto contatto con il terrorista e che ha rilasciato 5 persone, una delle quali in cura all’ospedale. In mattinata ci sono stati degli arresti a Sydney ma la polizia nega siano collegate a quanto accaduto al caffè pasticceria. Sul movente dell’assalto le ipotesi sono diverse. Alcuni parlano del tentativo di un cane sciolto, altri formulano tesi più articolare sostenendo che il protagonista dell’assalto si sia trovato spaesato nell’ambito di un intervento più vasto. Sta di fatto che la polizia per ora mantiene il massimo riserbo sull’operazione.

7.55 (ora locale 17.55): l’assalto sembra essere un atto terroristico di stampo islamico. Sul drappo nero esposto dall’autore (o autori) del sequestro di persone c’è una scritta bianca che recita: «Non c’è Dio più grande di Allah e Maometto è il suo profeta».

7.47 (ora locale 17.47): uno degli ostaggi riuscito ad allontanarsi dal bar pasticceria è stato trasportato in ospedale.

 

7.42 (ora locale 17.42): la notizia dell’assalto è stata data dall’emittente tv Channel 7, che a sede poco distante dal Lindt Chocolate Cafe e che ha diffuso anche un fotogramma del sospetto terrorista.

7.35 (ora locale 17.35): i negoziatori della polizia sono in continuo contatto con il sequestratore. Inizialmente gli uomini dell’antiterrorismo si sono subito schierati a pochi metri dalle vetrine del bar-pasticceria, protetti da scudi tattici e armi di precisione. Una situazione che si è protratta per diverse ore.

7.27 (ora locale 17.27): Il numero degli ostaggi bloccati non è ancora chiaro. All’inizio si era parlato di 13 persone. In seguito è emerso che, oltre ai circa 10 dipendenti tra commessi e pasticcieri, all’interno del Lindt Chocolate Cafe di Martin Place (area commerciale di Sydney) potrebbero trovarsi una trentina di clienti. Le persone sono minacciate da almeno un uomo armato.

7.20 (ora locale 17.20): alle 7 (ora italiana) sarebbero in tutto cinque le persone in ostaggio riuscite ad uscire dal bar-pasticceria di Martin Place. A quanto si apprende ai primi tre ostaggi si sarebbero dunque aggiunte altre due persone.

3.23 (ora locale 13.23): anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è stato aggiornato dalle autorità australiane e Lisa Monaco, l’assistente del Presidente per la sicurezza interna e l’antiterrorismo (Homeland Security and Counterterrorism).

3.11 (ora locale 13.11): Tony Abbott dichiara la motivazione dell’atto terroristico «ancora non chiara», ma che potrebbe avere «matrice politica». Il primo ministro ha parlato brevemente già ora, mentre da quasi tre ore c’è una situazione di stallo a Martin Place che sta tenendo il mondo con il fiato sospeso.

2.57 (ora locale 12.57): chiusa la Banca Centrale. Il traffico aereo non è stato interrotto. L’arrestato, non connesso al sequestro, era stato fermato ore prima con l’accusa di reclutare uomini da mandare sul fronte, soprattutto in Siria.

2.47 (ora locale 12.47): i (due?) terroristi potrebbero avere con sé dei pacchi bomba. Alcune fonti parlano di 50 ostaggi, 10 sarebbero i lavoratori del Lindt Café. La tensione è sempre più alta, si teme il peggio.

2.22 (ora locale 12.22): Tony Abbott, primo ministro australiano, terrà una conferenza stampa, domani alle 12.30 su quello che già in Australia chiamano «l’assedio di Martin Place». Per ora non sembra esserci alcun ferito.

1.56 (ora locale 11.56): la polizia e i corpi speciali stanno approntando un’operazione utilizzando i sotterranei. Così confermerebbero fonti della polizia. Il Teatro dell’Opera sarebbe stato evacuato, dicono le forze dell’ordine, «per un incidente». Non è chiaro se l’evento sia collegato all’atto terroristico in corso.

1.45 (11.45 ora locale): dopo l’evacuazione dell’Opera non si esclude anche quella del Parlamento dello stato, a pochi isolati dal luogo del sequestro. Da Channel 7, sul posto, arrivano notizie su 13 ostaggi. Ma potrebbero essere addirittura 20. I terroristi sarebbero due.

Terrore a Sydney. Nel cuore del distretto finanziario della città, almeno tredici persone sarebbero state prese in ostaggio da militanti dell’Isis. O da chi si dichiara tale, esponendo, al di sopra delle teste delle vittime del sequestro – costrette a tenerlo – un drappo che sembra essere la Shahada, un vessillo nero, con scritte bianche in arabo, tipico dell’organizzazione che sta terrorizzando il mondo, tra decapitazioni e una guerriglia violentissima in Medio Oriente.

La polizia del New South Wales ha confermato che è in atto un’operazione a Martin Place e in seguito ha anche annunciato l’isolamento della zona, con la chiusura delle strade circostanti, il blocco per vari isolati dei trasporti pubblici (su strada e rotaia) e invitato la popolazione ad allontanarsi. Diversi canali, ma anche persone comuni, mostrano in tv e sui social immagini terribili, con gli ostaggi costretti a fare da scudi umani, appoggiati con le mani alle finestre chiuse, minacciati dalle armi.

Sydney era già da tempo nel mirino dell’Isis, come dimostra l’operazione di arresto di ben 15 militanti di questa organizzazione terroristica solo poche settimane fa, per il progetto che avevano di decapitare a caso dei passanti in strada, così da far salire l’allarme in Australia. Un piano sventato all’ultimo dalle forze di polizia e di intelligence, ma che ora si ripropone con questo terribile atto, che coinvolgerebbe almeno 13 persone in quel momento nel Lindt Café, cioccolateria di moda nella città australiana.

Al momento sono arrivati i corpi speciali sul posto, ma alcun ordine per intervenire è stato impartito, essendo enorme il rischio per i civili coinvolti all’interno e per il sospetto delle forze dell’ordine che vi sia un ordigno esplosivo nel locale o nelle vicinanze.
Informazioni avute, forse, dall’uomo che sarebbe stato arrestato, secondo indiscrezioni, proprio come complice del commando.

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