Il nemico dei “no Euro” provoca Renzi: «Non abbiamo mille giorni»

E’ un nemico giurato degli anti-euro. Ha il coraggio di sfidarli a viso aperto nella loro tana preferita, la “Gabbia”, la trasmissione di Gianluigi Paragone in onda ogni domenica su La7. Per tutto questo, dopo ogni partecipazione tv, riceve nella sede di Strade Magazine, la rivista che anima, un regalino niente male: una busta bianca con tracce di feci; gesto – indegno – con il quale qualche mitomane gli rappresenta la propria stima. Stiamo parlando di Piercamillo Falasca, giornalista economico, circa due anni fa fondatore con altri giovani di ZeroPositivo, movimento di ispirazione liberale e riformatrice che voleva essere – per usare le sue parole – “una scialuppa di idee per chi sperava in un centrodestra oltre Berlusconi”. Collaborarono con Oscar Giannino di Fermare il Declino e con la Italia Futura montezemoliana, finché dalle fila montiane non arrivò a Falasca la proposta di una candidatura alla Camera. I voti di Scelta Civica furono meno del previsto e lui è finito primo dei non eletti in Abruzzo. “Poi il partito si è praticamente sgretolato“, commenta sorridendo.

 

piercamillo falasca

 

Falasca, perché i “No-Euro” le dedicano tanta attenzione?
– Perché provo a dire cose scomode: tra un po’ converrà alla Germania abbandonare l’unità monetaria, se continuiamo ad apparire come dei Pulcinella mediterranei. Chi propone l’uscita dall’euro è il miglior alleato dei mali d’Italia: abbiamo una PA inefficiente, lobby professionali e industriali aggressive, sindacati miopi, una scuola che elargisce più stipendi che formazione, eppure questi signori se la prendono con l’euro e l’Europa e sognano per l’Italia un futuro argentino.

Con ZeroPositivo parlavate di “rivoluzione liberale”. Oggi il centrodestra appare un cumulo di macerie, se si fa eccezione per quella “lepenista” di Salvini. E soprattutto Renzi sembra avervi chiuso quello spazio.
– Guardi, quello di Renzi è l’unico governo possibile al momento, l’attuale centrodestra non saprebbe amministrare nemmeno un condominio. Ma le aspettative che Renzi ha suscitato e il linguaggio che usa, spesso di matrice liberale, si accompagnano purtroppo ad un’azione di governo meno incisiva del necessario. Altro che Blair, qui serve un Reagan o una Thatcher: tagliare le tasse, affamare la bestia e liberalizzare l’economia. Purtroppo in Italia, dopo la riforma Fornero delle pensioni, non abbiamo visto granché. Sono passati già tre anni, gli ultimi 9 mesi con Renzi.

Mi sta dicendo che Renzi è “lento”? Eppure in genere si dice il contrario, che è fin troppo veloce e poco “profondo”!
– Renzi ha una chance enorme: ha il consenso che aveva Berlusconi nel 2008, ma non ha gli avversari che aveva il Cavaliere. Ha riflessi e retorica velocissimi, sembra Husain Bolt, ma il governo reale delle cose è lento: l’Irap doveva esser ridotta subito, ma dovremo aspettare il saldo 2016 perché le imprese se ne accorgano. Quante ne falliranno nel frattempo? Le privatizzazioni sono al palo, idem le liberalizzazioni. Se domattina raddoppiamo le farmacie, abbiamo qualche milionario in meno, ma decine di migliaia di posti di lavoro in più.

Magari Renzi le direbbe che per cambiare il paese ci vogliono 1000 giorni…
– Il premier è consapevole che l’Italia potrebbe non avere 1000 giorni a disposizione? L’inverno sta arrivando: sono diventati no-euro anche la minoranza PD di Fassina e la stessa Forza Italia, oltre a Lega e M5S. Qui rischiamo l’assedio demagogico, serve una rivoluzione. Una proposta che sta circolando, a mo’ di esempio: ricalcoliamo con il metodo contributivo tutte le pensioni sopra una certa soglia, usiamo i risparmi per ridurre le tasse e irrobustire la previdenza integrativa dei giovani.

I sindacati fanno le barricate contro la riforma dell’Articolo 18, figuriamoci sulle pensioni…
– Per questo me la prendo con Renzi! Lui oggi avrebbe la forza di compiere scelte estremamente coraggiose, anche se impopolari nel breve periodo. Non si governa solo con i “Bravo, bravo”, non in tempi di declino economico come questi. Renzi non si accontenti delle litigate “a costo zero” con la Camusso, le Regioni, Juncker. Litighi davvero, ad esempio con i tanti esponenti del suo partito che occupano le poltrone nei cda delle municipalizzate. Privatizziamole, se qualcuno di loro è bravo, continuerà ad amministrarle, altrimenti a casa…

Veramente Renzi ha rottamato tutti i tabù della sinistra che il centrodestra non è riuscito a scalfire.

– Quel centrodestra ha fallito politicamente: Berlusconi è responsabile di tutto ciò che non ha fatto, quando aveva numeri e forza per farlo. Ora evitiamo che fallisca anche l’Italia.

Falasca diciamoci la verità: i liberali in Italia non hanno mai avuto troppo successo..
– Infatti, si vede: a furia di votare, per decenni, per partiti e programmi statalisti e partitocratici, il Paese è sull’orlo del fallimento e della crisi di nervi culturale. Ma possiamo ancora farcela, al di là delle etichette ideologiche…

Quindi per lei c’è spazio politico ed elettorale per una nuova formazione di centrodestra di impianto liberarale?

Oggi in Italia i termini destra e sinistra sono confusi: Renzi è di sinistra e battaglia con la CGIL sull’Articolo 18, mentre l’unico leader in crescita della cosiddetta destra, Salvini, lancia il referendum per l’abrogazione della legge Fornero e si porta dietro proprio la CGIL. Invece l’Italia avrebbe bisogno che nascesse una forza politica che competa con il PD al rialzo, con proposte ad alto tasso di innovazione e libertà. Una competizione su tutti i temi e in particolare su quelli economici, che vanno oggi affrontati guardando in faccia la crisi fiscale e dunque l’insostenibilità di un modello di governo fondato su alta spesa e intermediazione pubblica. C’è spazio? Nessuno credeva che ci fosse spazio tra il cellulare e il computer portatile, poi è arrivato l’iPad e sono nati i tablet. Anche in politica lo spazio non esiste a prescindere, si crea.

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