Più bombe contro l’ISIS

Tutti concordi che i bombardamenti aerei servano a poco contro gli uomini dell’ISIS, ma intanto si prova a renderli più efficaci, perché nessun paese sembra per ora intenzionato a mandare i propri uomini a dare manforte a che resiste al califfato in Iraq o in Siria.

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Rifornimento in volo sull’Iraq di due F-18 australiani (Fonte RAAF)

GLI AUSTRALIANI ALL’ATTACCO – Cadranno più bombe sull’Iraq, gli Stati Uniti hanno inviato gli elicotteri Apache e le cannoniere volanti A-10 al fine di colpire con maggiore precisione gli uomini dell’ISIS, che si sono adattati ai bombardamenti e che ora devono essere stanati sul terreno e colpiti appena ce n’è l’occasione, senza dover aspettare un aereo che viene del Golfo o un Cruise che giunge dal Mediterraneo. Un supporto diretto alle truppe sul campo del quale hanno bisogno gli iracheni come i siriani che resistono agli islamisti, si è visto nel caso di Kobane, dove gli estemporanei bombardamenti sulle forze dell’ISIS attorno alla città non hanno funzionato neppure da deterrente all’attacco.

VIA LIBERA ALLE TRUPPE STRANIERE – In Iraq il parlamento ha dato il permesso all’impiego sul terreno delle truppe australiane, 200 uomini che dovranno assistere i comandi iracheni in battaglia, ma anche forze speciali che li accompagnino in battaglia segnalando agli F-18 della RAAF dove colpire con precisione. Andranno ad affiancarsi forse all’altro contingente straniero già in Iraq, quello iraniano, che già in passato aveva collaborato con gli americani contro Saddam e gli avanzi del suo regime e che anche a questo giro non manifesterà alcuna ostilità verso gli uomini dell’Occidente nemico.

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