Annega davanti a tutti a Trieste, non lo soccorre nessuno

Si chiamava Khalil Nazary, è morto dopo essere caduto dal molo di fronte alla principale piazza di Trieste, annegato davanti a diverse persone che non hanno mosso un dito per soccorrerlo.

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Piazza Unità d’Italia

UNA TRAGEDIA FACILMENTE EVITABILE – È caduto dal Molo Audace, in pieno centro di Trieste, mentre passeggiava accompagnato da un operatore della cooperativa Amico, che lo aveva avuto in carico dal Centro di salute mentale dell’Azienda sanitaria. Il Piccolo di Trieste parla di un suicidio, ma sottolinea come né l’operatore ne altri tra i diversi presenti si siano gettati acqua per soccorrerlo:

  Khalil Nazary, l’afgano di ventisei anni affetto da disturbi psichici, si è suicidato senza che nessuno tentasse di salvarlo. È affogato l’altro ieri in pieno pomeriggio davanti a piazza Unità, nei pressi della Scala Reale, a qualche passo dal Molo. Si è lasciato cadere. Ma c’erano decine di persone lì, in quel momento, la Polizia ne è certa. Semplici passanti e curiosi in una bella giornata estiva. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? La Questura ha segnalato il caso alla Procura. Nelle carte figura anche un allegato sottoscritto dalla famiglia di Khalil che chiede di far luce sulla vicenda. Perché, e questo è stato rivelato sia dai parenti che da fonti investigative, il ragazzo non era affatto solo, ma accompagnato da un educatore della cooperativa che lo aveva in carico per conto del Centro di salute mentale dell’Azienda sanitaria.

 

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TUTTI ZITTI – Silenzio per ora sia da parte della cooperativa che dall’Azienda Sanitaria triestina, alla quale l’uomo era ben noto. Il cugino della vittima gestisce una nota pizzeria da asporto e Khalil, arrivato nel 2008 dall’Afghanistan, era da tempo in cura e avvidato a una struttura specializzata alla quale aveva il permesso di uscire, accompagnato, per qualche ora al giorno. Secondo quanto riferito dal cugino: «Lo hanno svegliato per farlo uscire, forse sarebbe stato meglio lasciarlo in pace. I servizi sanitari non sono mai riusciti a trovare una sistemazione adatta a lui –  passava da un centro all’altro. Se chi di dovere si fosse veramente occupato di lui, e non solo con i farmaci, forse avremmo evitato una tragedia. Ora è morto sotto gli occhi di tutti, perché?».

 

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