Che fine faranno i dissidenti del MoVimento 5 Stelle

C’è la «sirena» della sinistra del Pd e di Giuseppe Civati verso gli espulsi e i dissidenti a 5 Stelle. Dopo la ratifica con il voto dei militanti on line (con quasi 30mila «sì» e circa 13mila «no»), sulle «epurazioni» di Luis Alberto Orellana, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella, nel MoVimento 5 Stelle resta il rischio scissione. Altri sei senatori e un deputato dimissionari, almeno una ventina in totale i “malpancisti” a Palazzo Madama (come ha spiegato anche Serenella Fucksia al Fatto) che potrebbero decidere di creare un gruppo autonomo. Numeri rilevanti, che sarebbero in grado di far cambiare la maggioranza del governo Renzi, soprattutto se sommati ai sette esponenti di Sinistra Ecologia Libertà (ora nel Misto, ndr). Fuori Alfano e il Nuovo Centrodestra, dentro il nuovo gruppo con grillini dissidenti ed espulsi, democratici civatiani e la stessa Sel. Nei corridoi del Senato le voci si rincorrono già. E circola già il progetto civatiano del «Nuovo centrosinistra», con tanto di logo (che si richiama a quello di Ncd, con un cerchio al posto del quadrato, il rosso al posto del blu del simbolo degli alfaniani, ndr). Per ora, però, i diretti interessati preferiscono smentire: «Con Civati non ho mai parlato, fatemelo conoscere almeno», ha spiegato ironico Lorenzo Battista, allontanando le voci della costituzione del nuovo gruppo.

Giuseppe Civati
Giuseppe Civati

 

CHE FINE FARANNO ESPULSI E DISSIDENTI a 5 STELLE – Delle intenzioni di Civati scrive anche Tommaso Ciriaco su Repubblica:  «Un sogno che può farsi progetto politico: sostituire il Ncd di Alfano, cambiando maggioranza dell’esecutivo. Pippo Civati, per dire, già si lecca i baffi: “L’area del nuovo centrosinistra è a quota 23 senatori“. E come se non bastasse, anche alla Camera una manciata di deputati lavora a una mini fronda», si legge. Dentro il Movimento 5 Stelle le ultime espulsioni hanno scatenato parte degli eletti contro Grillo e Casaleggio. E non pochi punterebbero già a smarcarsi, ormai convinti che non ci sia più spazio per manifestare dissenso all’interno del proprio gruppo. L’ipotesi della scissione non è più soltanto quell’ipotesi ventilata da tempo. La cacciata dei quattro potrebbe così scatenare un effetto domino tra tutte le voci critiche all’interno dei 5 Stelle. Anche perché l’obiettivo dei dissidenti è cercare di incidere in modo effettivo per cambiare il Paese e l’occasione di un gruppo che possa sostituire Ncd di Angelino Alfano all’esecutivo potrebbe essere difficile da non prendere in considerazione. Nella fronda anti-Grillo dei 5 Stelle non è ancora stato deciso se mettersi in proprio per creare un gruppo autonomo – riunendosi agli altri espulsi a 5 Stelle e a quelli già fuoriusciti – o passare per ora nel Misto, in attesa che il progetto di Civati diventi più concreto. Il Giornale offre numeri precisi:

«Quattro ex grillini + sette Sel + nove tra espulsi e dimissionari grillini di ieri + dieci grillini dissidenti + sei «civatiani ». Totale: oltre 35 senatori che farebbero gola a qualsiasi governo» E anche il Fatto spiega come Renzi punti a loro come possibile stampella a sinistra.

Al Senato, intanto, sono i sei eletti considerati «civatiani» a lasciare le porte aperte (Felice Casson, Corradino Mineo, Sergio Del Giudice, Donatella Albano, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci) verso i “ribelli” pentastellati. A partire dallo stesso Mineo. «Non è scouting (di memoria bersaniana, ndr), ma se hanno bisogno di aiuto per fare un gruppo autonomo, non c’è problema, siamo assolutamente disposti», ha fatto sapere l’ex giornalista.

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Il logo “provocatorio” circolato ieri sul progetto del Nuovo Centrosinistra. Un’emulazione di quello di Ncd di Alfano, con qualche modifica (photocredit: La Stampa)

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MANOVRE A 5 STELLE– Anche alla Camera ci sarebbe una pattuglia di 5 Stelle pronti ad abbandonare il gruppo, stufi dei metodi utilizzati dal duo Grillo-Casaleggio, dai toni esasperati, dalle espulsioni dei colleghi, dagli insulti verso le cariche istituzionali e dalla totale chiusura al dialogo con le altre forze politiche. Alessio Tacconi è stato uno di quelli che hanno abbandonato il gruppo, tra i primi a difendere i senatori sotto accusa durante il noto “processo” (l’assemblea parlamentare congiunta che ha dato il via libera alla procedura di espulsione): «Con me ci sono altri 5 deputati», ha spiegato alla Zanzara, denunciando la scarsa democrazia interna al gruppo dei pentastellati. Con una mail al vetriolo ha poi attaccato Luigi Di Maio, che ieri su Facebook aveva insinuato che la decisione di lasciare M5S fosse legata al fatto che D’Inca’ gli avesse chiesto conto di 7mila euro “di ‘varie’ non rendicontati e mai restituiti”. Ma Tacconi ha negato e chiesto anche una smentita. Resta da capire soltanto perché Tacconi abbia presentato le proprie dimissioni a Federico d’Inca. Per rassegnarle queste dovrebbero essere presentate al capogruppo: in base alle carte resta Roberta Lombardi (la prima, ndr), dato che sia a Montecitorio come a Palazzo Madama non possono essere ufficialmente sostituiti. Se Tacconi ha intanto paventato l’ipotesi che altri colleghi dissidenti siano pronti a lasciare, è stata Repubblica a riportare alcuni nomi: «Come lui, anche Tommaso Currò sembra rassegnato all’addio. E poi Marta Grande, Gessica Rostellato, Paola Pinna, Walter Rizzetto e Aris Prodani vivono con crescente malessere la battaglia che lacera il Movimento».

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Di Maio non era stato il solo ad attaccare Tacconi sul tema dei soldi. Dopo l’annuncio delle dimissioni, subito c’era stato chi, come il collega Manlio Di Stefano, sempre vicino alle posizioni di Grillo, aveva insinuato a sua volta come il dissidente volesse lasciare il gruppo con l’intenzione di trattenersi i fondi: «Apprendo dalla stampa che il collega Alessio Tacconi lascia il M5S per l’assenza di democrazia. Già, la democrazia. Sarà che un mese fa ho mandato questa email al capogruppo, su richiesta degli attivisti del MeetUp Europa, chiedendo che fossero chiarite le voci “altro” abnormi nella rendicontazione del deputato? Sarà che oggi il capogruppo alla Camera mi ha ascoltato e ha chiesto chiarimenti a Tacconi? Mah, sarò maligno io. Sarà che siamo i soliti fascisti», ha attaccato sul suo profilo Facebook. Già ieri Grillo aveva utilizzato il tema degli stipendi per accusare i quattro senatori poi espulsi, cercando di fomentare l’elettorato a 5 stelle prima del voto decisivo del web. Accuse smentite da Orellana e gli altri sotto accusa, che hanno sbugiardato il “Semplice Portavoce”. Alla Camera dei deputati anche il deputato Ivan Catalano ha poi deciso di lasciare il gruppo M5S e passare al Misto. C’è stato anche un battibecco via Twitter con alcune deputate oltranziste. «La libertà di poter avere circa 10mila euro al mese. Tacconi e Catalano al misto. Ehhh Si», ha scritto Colonnese. «Sicuramente altrove troveranno quello che da noi non potevano avere: soldi», ha continuato Carinelli. «Quanti soldi non hai restituito nel giro di un anno di legislatura?», ha poi chiesto in un tweet Di Benedetto. Catalano ha ribattuto e invita la collega al silenzio: «Che se dovessi raccontare quello che dici in aula .. », ha scritto.

PROGETTO NUOVO CENTROSINISTRA? –  Mentre tra i 5 stelle si consuma una sorta di regolamento di conti, sullo sfondo resta l’ipotesi del progetto civatiano per espulsi e dissidenti. Nonostante, per ora, arrivino alcune prese di distanza, l’ipotesi resta concreta. Ieri lo stesso Civati sul proprio blog ha scritto:

«È un vero peccato che il nuovo governo sia nato con la stessa maggioranza che sosteneva Letta, perché c’è la possibilità che si costituisca un nuovo centrosinistra. Come gruppo o come rete di parlamentari motivati da obiettivi comuni. Il disagio all’interno del partito, che da due settimane abbiamo registrato, si somma a quello che accade nel gruppo del M5S».

Lorenzo Battista per ora ha smentito che le convergenze tra espulsi e dissidenti a 5 stelle da una parte, e civatiani dall’altra, siano già una realtà concreta:«Con Civati non ho mai parlato, fatemelo conoscere almeno». Diversi senatori pentastellati hanno intanto preannunciato le dimissioni: «Il Senato difficilmente le accetterà, A quel punto faremo ragionamenti diversi», hanno spiegato da Sinistra Ecologia Libertà. «Se Civati avesse più coraggio saremmo già con lui», ha invece svelato uno dei transfughi a 5 Stelle, come ha riportato la Stampa. Così anche l’ipotesi di un futuro cambio di maggioranza potrebbe non essere soltanto fantapolitica. Di certo, nessuno voterà la fiducia a questo governo Renzi. Ma una nuova riedizione, senza Alfano, potrebbe aprire nuovi scenari. Soprattutto se la fuoriuscita dai gruppi del M5S continuerà nelle prossime ore.

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