Oggi il Garante della Privacy ci ha ricordato che l’app Immuni esiste

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L'inefficacia e la troppa burocrazia dell'app Immuni sono legate anche alla complicata gestione dei dati

Immuni è sempre stata e continua ad essere un’applicazione al centro di polemiche. Tra la questione privacy e l’inefficacia dimostrata finora – con conseguente perdita di fiducia da parte dei cittadini -, il ministero della Salute continua comunque a puntare su un sistema che potrebbe dimostrarsi efficace per il tracciamento. Un tracciamento che, ovviamente, non può funzionare in questo momento – in piena terza ondata e con i contagi in salita – ma che potrebbe rivelarsi prezioso quando, sperabilmente, la somministrazione dei vaccini e l’arrivo della bella stagione contribuiranno a far flettere la curva. Oggi è arrivata l’autorizzazione da parte del Garante Privacy italiano ad attivare una nuova funzione che dovrebbe snellire procedura di ricezione delle notifiche da parte di chi è entrato in contatto con una persona scopertasi positiva.



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La maggiore criticità di Immuni sembra risolta

Cosa cambia da oggi quindi? Finora Immuni non è risultata efficiente – arrivando a segnalare il contatto ravvicinato con una persona positiva anche diverse settimane dopo, rendendo di fatto inefficace la notifica – ma le cose potrebbero essere diverse dopo lo snellimento della burocrazia conseguente all’autorizzazione del Garante. Da oggi gli utenti positivi potranno segnalare in autonomia l’esito del proprio tampone senza dover contattare l’autorità medica competente, dando di fatto il via all’invio delle notifiche ai contatti stretti in maniera immediata.



Come inserire il risultato positivo al tampone su Immuni

Per inserire in autonomia il risultato positivo al tampone occorre passare un sistema di sicurezza che garantisce che nessuno inserisca risultati falsi. A ogni utente verrà richiesto di inserire in una sezione apposita dell’applicazione il Codice univoco nazionale (CUN) che viene attribuito al referto diagnostico che ha accertato la positività dal Sistema Tessera Sanitaria. Una volta che il sistema avrà verificato i dati l’utente riceverà l’autorizzazione per il caricamento delle chiavi TEK generate dallo smartphone, necessarie perché partano le notifiche ai contatti stretti che sono stati esposti al possibile contagio con il soggetto rivelatori positivo.

Basterà questo a risanare la fiducia degli italiani?

Attualmente Immuni è stato scaricato 10,3 milioni di volte e gli utenti che hanno caricato i dati relativi alla propria positività sono stati 13.650, per un totale di 92.386 notifiche inviate. Il sistema ha continuato a funzionare e, seppure non in maniera costante e sostanziale, i download sono sempre aumentati. C’è però da considerare che le persone che hanno ricevuto la notifica tardi – da una a diverse settimane dopo – possono aver perso fiducia nell’efficacia del sistema e adesso occorre constare se la notizia di oggi cambierà il numero di persone che deciderà di affidarsi a Immuni quando questo meccanismo di tracciamento avrà senso e sarà utile.



Perché Immuni è così complicato?

Uscita a giugno scorso, Immuni finora si è dimostrata inefficace soprattutto per la lentezza di invio delle notifiche alle persone entrate in contatto con qualcuno rivelatosi positivo. A tal proposito una riflessione è d’obbligo: perché non collegare la banca dati delle Asl, che gestiscono i numeri delle nuove positività, con quella dell’applicazione così da garantire che la persona positiva che ha Immuni non debba nemmeno inserire il risultato del tampone? Se ci fosse questo collegamento avremmo la garanzie dell’invio delle notifiche immediato senza che le persone debbano preoccuparsi – considerato anche che possono esserci adulti e anziani che non hanno familiarità con l’utilizzo dell’app -. Per questa condivisione dei dati delle Asl con Immuni andrebbe chiesto l’esplicito consenso dal momento in cui l’utente sceglie di scaricare Immuni rendendo così, di fatto, l’applicazione efficace al massimo.