Ancora complotti social su Antonio Rossi che ha avuto l’infarto per colpa del vaccino

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Ogni volta che un personaggio pubblico si espone in prima persona per la campagna di sensibilizzazione, viene poi attaccato in caso di condizioni di salute avverse

È sempre la solita storia. Ogni volta che un personaggio pubblico si espone per promuovere e sensibilizzare i cittadini sulla campagna di vaccinazione e ogni volta che a quello stesso personaggio dovesse capitare qualche problema di salute, ecco il solito accanimento sui social network. Diversi utenti, i soliti noti del mondo no-vax, fanno circolare informazioni completamente destituite di ogni fondamento, associando decessi e malesseri (in altri tempi statisticamente nella norma) proprio al vaccino contro il coronavirus. È capitato anche questo pomeriggio alla notizia dell’infarto che ha colpito l’olimpionico Antonio Rossi.



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Antonio Rossi e le illazioni dei no-vax

Sono stati diversi i messaggi, carichi di teorie del complotto, che hanno associato il malore di Antonio Rossi alla sua vaccinazione. Fortunatamente, tra le altre cose, la crisi cardiaca che ha colpito l’ex atleta e attuale sottosegretario con delega allo Sport della regione Lombardia è stata superata con successo e, al momento, le sue condizioni non desterebbero preoccupazione.



Alcuni no-vax impuniti sono andati a recuperare le immagini e le notizie legate alla partecipazione, da parte dello stesso Antonio Rossi, allo start della campagna di vaccinazione in Lombardia. Il 25 maggio 2021, infatti, l’olimpionico – nel giorno della sua vaccinazione – aveva annunciato anche «la consegna al Coni Lombardia di un lotto di 20mila tamponi rapidi nasofaringei per la rilevazione della Sars-CoV-2, da utilizzare per la sicurezza degli atleti». Una giornata dedicata, insomma, alla prevenzione, fondamentale per far ripartire il settore dello sport a livello nazionale e internazionale.

Partendo proprio da quella immagine, diversi utenti dei social media hanno fatto dietrologia. È del tutto da escludere che diversi mesi dopo la prima dose (e – in base ai calendari vaccinali – è passato diverso tempo anche dalla seconda dose di vaccino) ci possa essere questa tipologia di reazione. Purtroppo è un refrain a cui abbiamo assistito anche in circostanze molto più tragiche: la morte di Milva, ad esempio, che aveva annunciato qualche settimana prima con orgoglio l’avvenuta vaccinazione; la morte di Raffaella Carrà (della quale era stata ripresa una vecchia intervista in cui si dichiarava impaziente di sottoporsi a vaccinazione); la morte dello stesso Libero De Rienzo.



Foto ipp/clemente marmorino