De tormento

20/12/2018 di Redazione

Tormento.

Lo scatto che immortala Sergio Mattarella ad attendere il feretro di Antonio Megalizzi è un tormento. Il vuoto tra il Presidente della Repubblica e la bara è la calanca scavata dal massiccio flusso comunicativo che Salvini da una parte ed il MoVimento 5 Stelle dall’altro ogni giorno mettono in atto.

Corroborato e mai sminuito, da Renzi, Berlusconi e tutti gli altri. Corroborato, nutrito, accentuato. Mai svilito, dimezzato, colmato. I ministri di questo Governo parlano. Parlano di tutto, su tutto, per tutti. Per se stessi. Edulcorare la propria immagine agli occhi del popolo vuoto. Vuoto, ancora. Prima i migranti, gli immigrati, il reddito di cittadinanza, e l’offerta imperdibile su uno store online. Poi – se c’è tempo – tutto il resto.

Le poche decine di metri tra Mattarella e Megalizzi. Antonio Megalizzi. Antonio. Non è un eroe, un partigiano o un figlio della Patria. Antonio Megalizzi è un ragazzo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Come potrebbe accadere a chiunque. Al vicino di scrivania, di pianerottolo, a chi ama, amate, vi ama. A chi legge queste righe. Banale. Forse, sicuramente. Rabbia. Tanta, intangibile. Sentimenti. Confusi, primitivi.

Quello spazio non doveva esserci. Quello spazio è un tormento. Quello spazio tormenta. Tormenta. Una nuova frontiera dell’ermetismo: palesare tutto con un linguaggio basso per non dire nulla. Dei propri demoni, delle proprie idee, dei propri pensieri. Ecco allora: lo scatto è dannato e dannazione. Dannato per la capacità di sbattere il vuoto istituzionale davanti agli occhi di tutti. Dannazione per l’incapacità di cogliere quel vuoto. Dannato per l’immagine di sé che lo Stato consegna ai genitori di Antonio. Dannazione per chi come Istituzione ha preferito restare nell’addiaccio pur di non affrontare la tormenta. Ed il tormento.

[Articolo a cura di smaio]

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