Salvini fa campagna elettorale utilizzando un condannato per tentato omicidio

Il governo del Cambiamento mantiene la linea del passato. E così accade che un ministro, non a caso Matteo Salvini, si esponga in prima persona su una sentenza per un imprenditore condannato per tentato omicidio. Con il giudizio della corte di Cassazione dello scorso 16 febbraio, l’uomo, Angelo Peveri, dovrà scontare quattro anni e otto mesi di carcere per aver sparato a un ladro entrato nel suo cantiere sul fiume Tidone.

Per i giudici non si poteva parlare in alcun modo di legittima difesa dato che Angelo Peveri ha prima immobilizzato uno dei ladri entrati nella struttura della sua impresa edile e poi ha sparato il colpo di fucile da distanza ravvicinata. Per Matteo Salvini – che non dovrebbe valutare alcune sentenza perché il suo ruolo istituzionale da ministro non glielo consente -, invece, l’imprenditore ha agito per legittima difesa quindi andrebbe graziato.

Angelo Peveri e la visita ‘elettorale’ di Matteo Salvini in carcere

Per questo motivo il leader della Lega si è recato sabato pomeriggio nel carcere di Piacenza dove è detenuto Angelo Peveri e dove dovrà scontare la sua pena a quattro anni e otto mesi per tentato omicidio. Una vicinanza messa in evidenza già qualche minuto dopo la sentenza della corte di Cassazione, con il capo del Viminale – come riporta il Corriere della Sera – che ha telefonato all’uomo. Un altro motivo per proseguire nella sua battaglia per la legittima difesa.

«Se servirà andrò dal presidente della Repubblica Mattarella, non ho mica problemi – ha detto Matteo Salvini all’uscita dell’incontro con Angelo Peveri all’uscita della casa circondariale di Piacenza -. Se vengo minacciato nella mia azienda o a casa mia ho il diritto di difendermi senza passare nove anni nei tribunali italiani. Questo mi sembra il minimo del buon senso». Peccato che, seguendo la sentenza che ha condannato l’imprenditore, questo sia il caso sbagliato da prendere come esempio. L’uomo, infatti, non avrebbe agito per legittima difesa, ma dopo aver inseguito i ladri e averne immobilizzato uno. Lì è partito il colpo di fucile a distanza ravvicinata, quando Angelo Peveri non era più minacciato.

La protesta delle toghe

L’ennesimo show elettorale di Matteo Salvini non è andato giù all‘Anm (Associazione nazionale magistrati) che accusa il ministro di voler delegittimare il sistema giudiziario dato che «le decisioni in merito alle modalità e alla durata di una pena detentiva spettano non al ministro dell’Interno, ma solo alla magistratura, che emette le sentenze in modo rigoroso e applicando le leggi dello Stato»

(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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