Andrea Agnelli e le interviste sui cartacei che invecchiano malissimo dopo nemmeno 10 ore

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Il presidente della Juventus ha smentito il se stesso delle interviste mattutine sui giornali

È come se Andrea Agnelli avesse smentito se stesso. È questa la sensazione che il lettore dei giornali ha avuto questa mattina. Il presidente della Juventus ha rilasciato interviste esclusive a Repubblica e Corriere dello Sport, addirittura prima – per evidenti ragioni orarie – della riunione notturna dei rappresentanti dei 12 club che avevano dato vita, in maniera improvvida, alla Super Lega europea. Già questa mattina, alla luce dei fatti emersi dal meeting, alcuni passaggi di queste interviste sembravano obsoleti. Ma è intorno alle 11.30 del 21 aprile – a meno di 10 ore dalla stampa dei giornali cartacei – che questo contenuto è stato letteralmente superato a destra. Mentre nelle interviste a Repubblica e Corriere dello Sport, infatti, Agnelli si era detto possibilista sul fatto che il progetto Super League potesse andare avanti, sebbene con una necessaria rimodulazione, alla Reuters le sue parole hanno il sapore di resa completa.



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Andrea Agnelli e le interviste che invecchiano malissimo

L’agenzia di stampa internazionale, infatti, gli ha chiesto lumi sul futuro del progetto. Il presidente della Juventus ha risposto: «Per essere franco e onesto no, evidentemente non è il caso. Resto convinto della bontà del progetto, ma non si può fare un torneo a sei squadre». Alla stessa domanda, su Repubblica, aveva risposto: «Sì, ha il cento per cento di possibilità di successo», mentre al Corriere dello Sport aveva ribadito che la competizione «rimane aperta». Dichiarazioni invecchiate precocemente. E malissimo.



Ci sono aspetti evidenti che hanno dato una direzione alla scelta comunicativa di Andrea Agnelli. Non può essere un caso – ad esempio – che il Corriere dello Sport sia stato tra le prime testate in Italia a parlare, con certo anticipo, della formazione di una nuova Super Lega europea, bruciando il suo principale competitor (che fa parte del gruppo RCS). Ma è solo l’ennesimo tassello di una strategia complessiva totalmente fallimentare. Prima ancora di arenarsi sul piano dei contenuti, la Super Lega lo ha fatto su quello della comunicazione.

Tempi discutibili, vaghezza, mancanza della prontezza di risposta alle accuse che venivano mosse in real time sui social network (non si parlava d’altro ieri e il sentiment era quasi tutto a senso unico): sono stati tutti parte del primo, fatale passo falso della Super Lega europea. In aggiunta, c’è stata forse una sopravvalutazione dei tradizionali mezzi di informazione di massa. Per dire, non si può contestare il fatto che i ragazzi tra i 15 e i 24 anni sono molto più interessati a Call of Duty e annunciare la presunta rivoluzione del calcio su un giornale cartaceo. Che – incredibilmente – a metà giornata già dice una cosa diversa da quella che è la realtà.